Apre oggi, 12 ottobre, ai Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia “Felicitazioni! CCCP 1984-2024”, una mostra di cui si è fatto un gran parlare fin dal suo annuncio e che celebra i 40 anni dei CCCP Fedeli alla Linea.

Quello che si chiama “vernissage” però c’è stato nella giornata di ieri, l’inaugurazione ufficiale dell’esposizione alla presenza delle autorità e del gruppo. E i quattro CCCP, Ferretti Zamboni Annarella e Fatur, erano presenti tra la gente in qualità di protagonisti e di celebrati. Già il vederli tutti insieme è un evento: la storia del gruppo non è tra le più lineari, ma i rancori covati da trent’anni a questa parte sembrano assolutamente sopiti e annullati nell’ultimo anno per tutto il lavoro svolto insieme per questa mostra storico-celebrativa. Le individualità dei quattro protagonisti sono quasi annullate. Non si parla mai di Ferretti o Zamboni, ma di CCCP nel loro insieme. Si parla della storia, di un mondo che non c’è più.

Per fugare ogni dubbio, la mostra è bellissima. Vale assolutamente il viaggio e la visita.

Non sei ancora entrato e ti trovi catapultato nel mondo dell’ortodossia e della fedeltà alla linea che non c’è più. Il chiosco esterno è trasformato in una sorta di Berlino Est con il muro ancora in piedi, con un faro e una Trabant a ricordarti che tutto scaturì da quel mondo lì. E l’estetica di quel mondo, fatto di ferro, polvere e mattoni, di filo spinato e di macchine da scrivere, segna indelebilmente i due piani della mostra, che procede in modo tutt’altro che didascalico.

Le date del titolo sono 1984-2024, ma la vita artistica del gruppo va dal 1984 al 1990. Quei sei anni di vita di quell’anomalia musicale e provocatoria che si chiamava CCCP Fedeli alla Linea sono analizzati con pochissime parole e un’immersione totale in tanti luoghi che diventano delle suggestioni e che ti portano fino al 2024, appunto.

L’esposizione evoca, più che spiegare o ricordare. Una piccola chiesa con una sola panca, quando si parla di religione (Madre o Libera me Domine). Un piccolo teatro di avanspettacolo per quell’assurdità che si chiamava Allerghia (una sorta di provocatorio cabaret che all’epoca spiazzò tutti, e che qui viene proiettata a ciclo continuo). Una piazza Tien An Men con un vestito di Annarella insanguinato tra due video a ciclo continuo, un documento di propaganda di regime con tanto di parata militare da un lato e un gruppo di ragazzi cinesi che canta Io sto bene in cinese e che vengono fermati dalla polizia. E passi attraverso le gigantografie del socialismo reale e i titoli dei giornali che non capivano e stigmatizzavano i comportamenti di un gruppo poco inquadrabile. Tutto quello che è Islam (Punk Islam, Radio Kabul, Sura) è in un labirinto tra i vestiti neri di Annarella e le pagine del Corano. Una stanza rivestita in nylon con una rete di un letto e le gigantografie delle indicazioni di Tavor e Serenase richiamano la malattia mentale. Una sala prove circondata dal filo spinato con gli strumenti dell’epoca, la batteria elettronica e amplificatori che richiamano modernariato più che modernità. Poi, ovviamente, ci sono anche i ciclostili originali, le grafiche dei dischi, le foto e i manifesti, l’avventura con Amanda Lear e un loro concerto alla Flog di Firenze che ti assale nell’ultima stanza. Ma alla fine sono la parte meno interessante.

Il totem con gli strumenti di tortura dell’artista del popolo Fatur, quel tubo rosso dove ti perdi tra le parole di Amandoti e i frammenti di tutte le cover che ne sono state fatte cucite insieme, o la stanza dove un centinaio e più di casse che pendono dal soffitto risuonano l’inedito “Onde”, registrato direttamente in sala prove nel 1984, ti danno il senso di questa mostra più delle foto (seppur bellissime, e molte di loro inedite) che Luigi Ghirri fece per Epica Etica Etnica Pathos.

La mostra si chiude con uno sberleffo, un neon che recita “Fedeli alla lira” e alcuni scorci di pubblicità che negli anni sono state tratte, ispirate, rubate dal mondo CCCP. Per far capire ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, quanto la cultura alta e bassa debba a quest’anomalia del sistema per cui la musica era solo il più congeniale dei pretesti espressivi.

La mostra “Felicitazioni! CCCP Fedeli alla linea 1984-2024” sarà visitabile fino all’11 febbraio 2024. Tutte le informazioni sono qui.