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Alla città di Prato serve un cambio di paradigma, una svolta generazionale che permetta alla politica di tornare a servizio della collettività partendo, magari, “proprio dagli spazi culturali in disuso, che gli amministratori devono rendere ai cittadini”. Diego Blasi, il ventiseienne che la scorsa primavera ha lasciato “Libertà è Partecipazione” per Sel, lo dice da tempo: l’uscita di ieri in difesa di Officina Giovani non giunge a caso.

Sono convinto serva un ripensamento generale per recepire le nuove esigenze di questa città. La gestione della cultura a Prato è fallimentare e la responsabilità è degli amministratori – comincia – non solo di quelli attuali, che sono arrivati e non hanno fatto nulla, ma anche di quelli precedenti. Che,tanto per fare un esempio, non hanno saputo trovare i meccanismi per mantenere il centro vivo e vegeto nel tempo. E’ necessario, secondo me, che spazi culturali in disuso tornino a disposizione della collettività, delle associazioni che hanno progetti, di giovani che abbiano voglia di impegnarsi in qualcosa. Senza per forza dover generare profitto – aggiunge – ma, almeno all’inizio, solo per riportare un po’ di vita in posti altrimenti abbandonati”. Il discorso vale per Officina ma anche per altri luoghi. “Un altro esempio: a Prato abbiamo anche l’Università, un corso di laurea sulla gestione degli eventi unico in Italia. Nessuno che abbia mai pensato un servizio vero per gli studenti – dice – oppure qualche progetto per valorizzare le professionalità che ospita il Pin”.

Un ripensamento che dovrebbe poi essere promosso da una nuova sinistra pratese. Nuova nello spirito e pure nelle facce. “In trent’anni la sinistra ha sempre perso e mi sembra che nell’aria ci sia una svolta generazionale da cogliere al volo. Tanti giovani che vogliono lavorare per il proprio futuro – dice – E a chi sostiene che in politica conta anche l’esperienza, io rispondo che se quell’esperienza ci ha portati a questo punto, allora forse è meglio non averla. Poi penso che Sel possa in questo senso rappresentare uno strumento efficace per cambiare in meglio la sinistra – aggiunge Blasi – ma solo se riesce a rappresentare i nuovi conflitti, se smette di aver paura della contaminazione e se rinuncia a qualche forma di conservazione. E spero, soprattutto, che il Pd vada verso sinistra e non in altre direzioni: solo così a Prato potremo tornare a governare tutti insieme. Mi sono stancato di stare all’opposizione”.

Diego Blasi è stanco di stare all’opposizione per un semplice motivo: “Se non governi, la vita delle persone non puoi provare a cambiarla – spiega – e per cominciare a farlo servono idee precise e soprattutto vincere alle elezioni”. Cosa che però non sembra affatto scontata. “Nessuno si può permettere di dare per scontata una sconfitta di Cenni, anzi – precisa – in questo momento, per esempio, vincerebbe un’altra volta. Però siamo in una situazione in cui l’assessore Milone è diventato la rappresentazione caricaturale di Prato, portatore di una visione feudale della città, a sua volta spaventata dal resto del mondo. Il tutto è reso ancora più folcloristico da una caccia agli sfruttati cinesi e mai ai loro sfruttatori che ha come portabandiera il sindaco Cenni, uno tra i primi a delocalizzare in Cina e a causare quello che credo sia stato il primo sciopero della storia cinese”.

Sull’integrazione poi, ha da sempre le idee chiare. “La legalità rimane sempre al primo posto, questo è certo, ma dobbiamo per forza ribaltare il paradigma, e cioè trasformare l’integrazione in un valore. Prato è in una situazione particolare, potrebbe essere davvero un grande cantiere per la mediazione, un esempio in tutta Europa. Poi c’è da dire che a Prato c’è una classe dirigente che l’integrazione l’ha già fatta da tempo coi soldi, svendendo tutto lo svendibile. Tanto che per vedere un giorno il Prato in Serie A – conclude – forse dobbiamo sperare che lo compri un imprenditore cinese”.