Siamo ancora in Guatemala perchè questo paese non ci vuole far partire. La storia è andata più o meno cosí.

Siamo arrivati al magico lago di Atitlán dopo un lungo viaggio in autobus durato una giornata intera. Durante il viaggio siamo stati cullati dai tornanti montagnosi – presi a velocità supersonica dall’autista – ma soprattutto siamo stati intrattenuti da predicatori cristiani che benedicevano l’autobus e il nostro viaggio invitandoci alla loro chiesa; poi sono arrivati i venditori di penne, lapis, caramelle, oggetti di plastica. Ma gli intrattenitori migliori sono venuti all’ora dei tre pasti visto che siamo stati serviti dal miglior servizio di catering ovvero dalle grasse matrone dei paesini dove l’autobus sostava. Matrone che ci offrivano tacos, empanadas, hamburguesas, chiles rellenos, tortas mexicanas, frutta tropicale che solo al pensiero mi torna l’acquolina in bocca! Buonissimo tutto!

Infine siamo arrivati al lago Atitlán, nel paesino di Santiago di Atitlán, e il lago ci ha voluti bloccare qui.

I pescatori portan piccole barchette in legno, le donne lavano i panni strofinandoli sulle pietre lungo la riva, i bambini pescano pesciolini con il solo aiuto di un filo da pesca e tutti parlavano Náhuatl, la lingua locale Maya. Ci osservavamo reciprocamente, sorridendo, ma nessuno sapeva bene come iniziare la conversazione, né avevamo una lingua comune per farlo. Abbiamo condiviso uno splendido momento mentre il sole tramontava tra le cime dei vulcani, in questa strana atmosfera ovattata dall’acqua e dalle nuvole.

Abbiamo dormito in un café che offriva il miglior prezzo sul mercato facendo amicizia con il proprietario che collabora nella cooperazione internazionale e il suo aiutante, un sessantottino rocker proveniente da Xela. Poi c’erano altre due coppie ospiti, una di artigiani fricchettoni Honduregni e un’altra di guatemaltechi con cui abbiamo fatto amicizia.

La mattina dopo abbiamo fatto colazione al mercato e conosciuto Mario, il responsabile locale della Ong Africa70 che, insieme a Legambiente e alle associazioni locali, promuove l’educazione ambientale nei confronti delle comunità locali. Quella mattina nella piazza del paese avevano organizzato uno spettacolo di burattini per i bimbi delle scuole elementari educandoli a non inquinare il lago.

Tornati al café hotel lo zaino di Damià, contenente i nostri passaporti e poche altre cose, era svanito nel niente. Il café hotel a quell’ora era chiuso perciò nessun esterno era potuto entrare in quel lasso di tempo.

Il furto surreale ci ha fatto protrarre così di almeno due settimane la nostra permanenza qui, in attesa di nuovi passaporti. Useremo questo tempo per scoprire altre zone del paese e per capire cosa ci trattiene qui.

Di certo valgono i detti della nonna che l’occasione fa l’uomo ladro e che fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Ma sono felice di restare ancora un po’ in Guatemala. Invito tutti voi pratesi a visitare questo paese perché vi piacerebbe moltissimo, e poi qua le stoffe artigianali sono davvero belle!