Il nome è un omaggio alla regina del Tg toscano (che l’ha presa con ironia, chapeau), ma non pensate alla solita goliardata. Dietro i BettiBarsantini ci sono due cantautori di razza, Marco Parente e Alessandro Fiori. E “Bettibarsantini” è l’eponimo album di debutto che presentano giovedì 3 aprile al Tender di Firenze, frutto di due anni di lavoro, realizzato in collaborazione con Asso Stefana (produttore e musicista di Vinicio Capossela, Mike Patton, Guano Padano). Esce per la Malintenti Dischi (Nicolò Carnesi, Oratio, etc) ed è distribuito da Edel. Martedì 6 maggio saranno in concerto al Camarillo di Prato (ingresso libero con tessera Arci).

Alessandro Fiori ci propose sul nostro GreenSofà un pezzo dei BettiBarsantini.

Un progetto fatto di canzoni pop, con squarci di poesia pura e adrenalinica, cantata a voce piena. Il “punk patologico” dei BettiBarsantini si regge su tracce di harmonium, chitarre slide e patterns ritmici che creano atmosfere suggestive.

La band, nata tra i camerini dei club italiani, ha una peculiare cifra stilistica nascosta tra le pieghe delle personalità di Parente e di Fiori, con rimandi che vanno dai Talk Talk agli XTC, confermandosi come due tra i più brillanti esploratori musicali italiani.

“Bettibarsantini” è un album che sorprende per la sua autenticità, come dimostra l’iniziale “Dissocial Network”, una della canzoni manifesto della band, caratterizzata da esplosioni ritmiche, brillanti synth analogici e melodie vocali. Alle note dolci e stranianti de “Le parole”, si susseguono i paesaggi sonori ed evocativi di “Amleto” o spettrali di “Terza guerra mondiale”, travolte dal punk a’ la CCCP di “Puzza di sangue”. Nei brani “Lucio Dalla” e “Qualcuno avrà pur le idee chiare”, le due voci si fondono definitivamente in un’unica intensa melodia.