Se una persona fosse venuta ad abitare a Prato un mese fa, non avrebbe avuto nessun problema a paragonarla a Roma, a Milano o alla più vicina Firenze, come densità di eventi, proposte culturali o d’intrattenimento. Dall’inaugurazione di Palazzo Pretorio in poi, diciamo. Evento importantissimo e storico per la città intera.
Incontri, mostre, nomi di fama internazionale che passano per la città, apertura di nuovi locali, di piazze, attività per grandi e piccoli, agevolazioni, spettacoli, concerti, spesso in contemporanea e, infine, appunto, Prato Contemporanea.
Se una persona fosse venuta ad abitare a Prato due mesi fa, forse (per usare un eufemismo) avrebbe notato la differenza.
Intendiamoci e mettiamo le mani avanti: la città piena d’eventi è meravigliosa, piena di persone che si incontrano e stanno assieme, per guardare il concerto di Cristina Donà, per andare a fare un aperitivo o per guardare il corteggio storico dei calcianti della Palla Grossa. Creare occasioni di aggregazione è necessario e doveroso.
Ma a che prezzo? E non è un discorso economico, importantissimo, doveroso e fondamentale, ma non è questo il “prezzo” a cui facciamo riferimento.

A tutti piacciono i fuochi d’artificio: belli, colorati, dalle mille forme, stiamo tutti col naso all’insù e ci emozioniamo per qualche istante. Siamo felici di essere stati presenti a questo evento, anche se è durato qualche attimo soltanto. Ecco: “evento” e “attimo” sono le parole giuste per rendere l’idea su quello che sta succedendo a Prato e su quello che non si sta costruendo per la Prato di domani, culturalmente parlando.

Si lavora sull’oggi, per arrivare, riassumendo in poche parole, all’interno della cabina elettorale ricordandoci di quanto son stati belli i fuochi d’artificio, confidando che facendo una crocetta su un simbolo piuttosto che su un altro, si possa sperare di rivederli presto.

Non è questione economica, ripetiamo: come ha espresso in più occasioni il sindaco, per rilanciare Prato da un punto di vista culturale ci vorrà il doppio (se non il triplo) d’investimenti che sulla carta dovrebbe fare una città come Firenze, ad esempio. Tutto sta nel fare investimenti oculati, ad ampio respiro, che guardino al domani.

Ma non sono i fuochi d’artificio che salveranno Prato, non sono gli “eventi spot” che faranno ripartire Prato, sempre da un punto di vista culturale, s’intende. Progettualità e tempo, sono la ricetta: non si potrà mai cambiare il volto di una città in un mese, facendo la rincorsa a spuntare più caselline possibile delle proposte fatte ed organizzate.
Chi ci rimette in tutto questo discorso. I cittadini? Se si analizzasse da un punto di vista economico, sicuramente uno potrebbe rispondere che sì, l’anello debole di questa catena sono i cittadini. Ma non è così.
Anzi: andate, partecipate a tutte le iniziative di Prato Contemporanea, che porteranno in città installazioni e performance di artisti di fama internazionale. Forse sono proprio loro, le vittime di questa catena: utilizzati, in questo ultimo mese, per mera campagna elettorale. Utilizzati, appunto, come fuochi d’artificio.