Scrivere un pezzo di colore su Pitti Uomo 86. Eh. Hai detto niente.

Punto uno, metto in fila le idee. Da estranea allo scrivere di moda rischio di cadere nella facile trappola del “Se questa è la tendenza della moda maschile, ci sta un bel cambio di sponda”. No, troppo facile.

Vorrei riuscire a dire cose antropologicamente interessanti su quello che ho visto in questi giorni di kermesse ma mi arrivano alla mente solo immagini di personaggi macchietta, quelli in coda per farsi una foto davanti agli stand dei marchi più in. Quelli con le ciabatte e il doppio petto. Quelli che ci tengono tanto, ma proprio tanto, a sembrare tutti amici e felici, col drink in mano alle 10 di mattina. Eppure lo so che dietro al Pitti fuori, c’è un Pitti dentro. Migliaia di persone che vivono di tutto questo, aziende che si inventano e reinventano per emergere dalla crisi, un indotto di miliardi di euro fatto di buyers internazionali, eventi, sfilate, idee.

Pitti dentro e fuori. E il fuori dovrebbe raccontare il dentro. Ma io ci leggo due mondi proprio distanti. Dentro. Compratori, espositori, stand da 100.000 euro cad., brulichio di operosità e lavoro.
Fuori. Il paese di cuccagna, lo show, gli outfit più improbabili, gli accostamenti azzardati. La sfilata estemporanea delle tendenze esasperate. Dentro la vita, fuori lo spettacolo. Dentro ti fai un gran mazzo per accomodare tutti, fuori affitti ponte Santa Trinita per cena. Non è bigottismo il mio, è incredulità.

E non voglio banalizzare. Non voglio. Ma… allora perché continuo a pensare al sosia di Jerry Lewis che ho incontrato davanti alla fermata del 17? Forse non sono la persona giusta per raccontare con equilibrio quando si tratta di vestiti. “Sono solo vestiti”- disse. E un fulmine la sbriciolò. Come la stagista con la gonna della nonna in una memorabile scena de “Il diavolo veste Prada”. Come Alice nel Paese delle meraviglie, solo che il Bianconiglio ha i bermuda con il blazer e in testa un panama bianco. (un must della primavera/estate 2015, a quanto pare).

E poi arriva la nuova stagione e tutto quello che ho visto a Pitti assume i contorni di un sogno. Firenze tornerà ad essere la solita, un po’ monotona mammella per turisti che è sempre stata. Ma nella settimana di Pitti, cari miei, tutto è possibile. Può capitarti come niente di far colazione con un manipolo di giapponesi in abito tradizionale, perché quest’anno il kimono ritorna, signori. Tutto sommato è anche divertente, per un po’.

E comunque, casual, casual, casual cari uomini. E’ la parola d’ordine per la primavera estate 2015. Potrete essere comodi e perfettamente fashion addicted nello stesso momento. Almeno così dicono le tendenze. E poi tanto blu, per mascherare meglio le macchie di sugo, ma non gli aloni di sudore sotto le ascelle. Capito? Cappelli come se piovesse. E stile marina yachting. Classico, ever green. Che poi tutti gli anni funziona così, il classico torna sempre, ci avete fatto caso?

E tu, tu…con le pantofole firmate “Luxury” e la cartella di cuoio. Tu, uomo, con il doppiopetto di paillettes rosa shocking. Tu. Sei un ologramma, e tra due giorni svanirai.