Gli alunni portatori di una disabilità che interferisce con l’apprendimento sono aumentati e di conseguenza è lievitato il bisogno di insegnanti di sostegno. Le Scuole della provincia di Prato avrebbero bisogno di almeno 450 cattedre. Ma saranno loro concesse? Ne parliamo con Marco Armellini, direttore del reparto di Tutela della salute mentale per l’infanzia e l’adolescenza dell’Asl 4.

Perché è importante l’inclusione scolastica? E da cosa dipende il successo di un processo di inclusione?

L’inclusione scolastica è un investimento sul futuro, perché, per chi si trova in condizione di disabilità, acquisire più capacità di essere attivo e partecipe significa avere meno bisogno di assistenza. Il successo del processo d’inclusione dipende da molti fattori e da molti attori: dai servizi sanitari specialistici, che devono avere dimensioni sufficienti e capacità di collaborare e di comunicare efficacemente con le scuole e con le famiglie -; dai Comuni, che devono garantire servizi efficienti; dalle famiglie, dalle cui partecipazione dipende la possibilità di migliorare il sistema; e dalla Scuola, nella quale contano molti fattori: la dimensione delle aule, la numerosità delle classi, la disponibilità di materiali e tecnologie, la diffusione di metodologie innovative e di ricerca didattica e pedagogica e la possibilità di svolgere l’attività didattica con modalità non frontali, ossia prevedendo laboratori, uscite e lavori in piccoli gruppi.
Ma la prima e indispensabile condizione affinché un bambino o un ragazzo con una disabilità possa trovarsi bene a scuola e utilizzare tutte le opportunità che essa offre è, comunque, che ci siano abbastanza insegnanti, e in particolare insegnanti di sostegno.

E questa primaria condizione viene garantita in Italia?

Ebbene, da dieci anni a questa parte, di ministro in ministro, la scuola italiana è sempre più povera e meno attraente, soprattutto per chi ha una difficoltà o disabilità. Avevamo avuto lo scorso anno rassicurazioni da parte dell’allora ministro che ci sarebbe stata una crescita consistente degli organici di sostegno. Per ora non è avvenuto e il timore è che, se succederà, sarà soltanto a causa delle incombenti minacce dei ricorsi dei genitori, e non quale frutto di una volontà politica. È sempre avvilente che si debba aspettare il ricorso alla magistratura per accedere a un diritto.

Di default quindi il ministero manda pochi insegnanti di sostegno?

Pochissimi. Lo scorso anno siamo dovuti intervenire in molti, dalle pagine dei giornali e attraverso un’estenuante ‘questua’ agli uffici del MIUR, per modificare un’assegnazione di personale di sostegno quasi provocatoria, per quanto era esigua. Spero che quest’anno non si debba ripetere quell’umiliante contrattazione, anche se, a oggi, la ripresa dell’attività scolastica in autunno è gravata da una mancanza d’informazioni certe sulle risorse che il MIUR metterà a disposizione delle Scuole di Prato per l’inclusione degli alunni disabili.

Di quanti alunni si parla?

Gli alunni che sono riconosciuti come portatori di una disabilità che interferisce con l’apprendimento sono aumentati di circa 70 unità, per un totale di oltre 800, di cui almeno un terzo in situazione di gravità. Per poter assicurare un rapporto sufficiente tra insegnanti di sostegno e alunni con disabilità, quindi, sarebbero necessarie alle Scuole della Provincia di Prato non meno di 450 cattedre.

E in tutto questo processo, quale il ruolo dell’Asl e quale quello delle amministratori comunali?

L’Azienda Sanitaria di Prato ha fatto uno sforzo importante per adeguare le risorse ai bisogni e i Comuni continuano a garantire servizi fondamentali: il sostegno nei nidi e nelle scuole comunali dell’infanzia, il personale socio-educativo per l’integrazione assistenziale in tutti gli ordini di scuola, i trasporti, l’adeguamento dei locali, e importanti progetti di promozione delle competenze del contesto scolastico per le minorazioni sensoriali e l’autismo.

Quindi le mancanze sono tutte da attribuire al Ministero…

Per ora è stato così, ma non ci arrendiamo. Ci aspettiamo anche dal MIUR, e in particolare dall’Ufficio Regionale, una dotazione di insegnanti di sostegno adeguata, e quell’attenzione a Prato che troppo spesso in passato è mancata.

Foto tratta dal sito di Magda Culotta, deputato Pd