Giusto in questi giorni Prato è finita nella classifica delle città italiane con il più alto tasso di criminalità.  Le cronache cittadine poi, soprattutto quelle legate al centro storico, sono un tripudio di tossicodipendenza, scippi, furti, spacciatori. E di gente che si lamenta perché non ne può più. Il Comune, guidato da sei mesi dalla giunta Biffoni,  ha annunciato tra le altre cose l’arrivo degli operatori di strada. A spiegarci come dovrebbero risolvere la situazione ci pensa il vicesindaco Simone Faggi, 40 anni, che nel suo quotidiano lavoro di operatore legale in un centro di accoglienza fiorentino ha imparato a conoscere molto bene dinamiche e tensioni analoghe a quelle registrate in città. Ammettendo che per venire a capo di una situazione così complessa ci vorrà, però, del tempo.

La gente che abita in centro o lo frequenta è esasperata da spaccio, tossici, furti, scippi, violenza in generale. La risposta del Comune è stata, tra le altre cose, l’annuncio che arriveranno presto gli operatori di strada.  Pensa siano la soluzione a questi problemi?
“In Europa, dinamiche come quelle che purtroppo stiamo vivendo in centro storico sono la normalità. Quello che non è normale è che una città con un centro storico così piccolo come la nostra sia alle prese con dinamiche di questa entità. Quindi l’unica cosa da fare è usare gli strumenti che hanno ottenuto e ottengono risultati ovunque: gli operatori di strada. Non mi sembra sia il caso di rinunciare a risorse del genere, come invece va sostenendo qualcuno”.

Di preciso cosa fanno gli operatori di strada?
“L’operatore comprende le dinamiche in modo diretto, propone soluzioni, fornisce assistenza se ce n’è bisogno, segnala deficit all’amministrazione, indirizza le azioni e ne testa i risultati sul campo. Insomma,  ha un ruolo attivo nella soluzioni dei problemi e soprattutto è un ruolo che non porta una divisa. In questo momento storico Prato, e specialmente il suo centro storico, è una miscela di tensioni e di conflitti che tutti i giorni possiamo leggere sui giornali. Tensioni e conflitti che nascono anche da ragioni diverse, questo deve essere chiaro, cioè un conto è piazza delle Carceri e i gruppi di giovani che se le danno, un altro via Pier Cironi, i tossici e lo spaccio, che nel nostro caso si è anche legato ad una precisa comunità. Gli operatori fungono da collegamento reale tra la strada, chi governa la città e chi deve garantire sicurezza e legalità. “.

Quando e come arriveranno?
“Stiamo per lanciare due diversi bandi. Uno, specifico per il fenomeno della tossicodipendenza e dello spaccio, che sarà il primo a partire e avrà un approccio anche sanitario. Sono circa 55mila euro finanziati per la maggior parte dalla Regione e sarà fatto insieme al Sert della dottoressa Manfredi. Uscirà il prossimo mese di dicembre per diventare attivo nelle prime settimane del prossimo anno. L’altro, invece, avrà un carattere puramente di mediazione sociale per gli altri conflitti del centro, da piazza delle Carceri ai parcheggiatori abusivi. Sono circa 40mila euro che stiamo cercando di trovare. Gli operatori vanno in giro sempre in due, per ovvie ragioni. A loro si aggiungono un coordinatore, un mediatore culturale e un legale”.

Senta, prima però avete annunciato una “mappatura” dello spaccio e della prostituzione che verrà affidata al Pin. Di cosa si tratta e soprattutto come funziona?
“Il Pin aveva già fatto una cosa del genere nel 2011 quindi lavorerà comparando la situazione di adesso con quella di allora. In pratica, il Pin ha affidato ad un professionista, un operatore di strada, l’incarico di mappare i fenomeni, cioè girare per la città per capire come si sta spostando lo spaccio e la prostituzione. Questa mappatura servirà da base per il lavoro degli operatori di strada che arriveranno a gennaio. E’ un lavoro organizzato e decisivo. Cosa ancora più importante, è un lavoro fatto da personale qualificato e non dal primo che capita o a cui viene l’idea”.

Quanto tempo dovrà passare prima di capire se gli operatori di strada “funzionano” o meno?
“Non si può parlare di tempi perché questi strumenti non possono dare risultati nel breve periodo. A questo si deve aggiungere comunque le azioni di polizia, che avranno sicuramente un ruolo determinante, specialmente se le nostre forze otterranno un aumento di personale. Un’altra cosa da tenere in conto, e che annunceremo a breve, è il progetto “Vive”, ossia il controllo dei parchi da parte di municipale e associazioni qualificate. E’ stato fatto a Prato nel 2011 con ottimi risultati ma poi le risorse vennero destinate ad altro. Adesso noi lo ripristiniamo e avremo delle persone dedicate ai giardini della città: controlleranno non solo che vengano usati per il loro scopo ma anche e soprattutto che chi li frequenta ne abbia la giusta cura. Per essere un poco più precisi, comunque, il progetto legato a via Pier Cironi e alla tossicodipendenza scadrà il 31 dicembre 2015. L’altro invece durerà almeno fino al 31 agosto del 2015. Bisognerà aspettare almeno questi termini per fare il punto della situazione”.

Quindi niente soluzioni a breve termine. Ma non si poteva intervenire prima? Cioè, come mai non ci si è accorti che la situazione stava peggiorando e non si è intervenuti in qualche modo?
“La zona della stazione al Serraglio e di via Magnolfi è sempre stata delicata da questo punto di vista. Solo che negli ultimi tempi il fenomeno si è allargato, si è legato ad una comunità precisa, ha preso il sopravvento. Diciamo che finora è mancato un coordinamento efficace per gestire e arginare il fenomeno, cosa che stiamo cominciando a fare noi adesso”.

Bisogna dire che gli allarmi almeno negli ultimi due anni non sono mancati. Sto pensando agli appelli di via Cironi e alle proteste dei residenti della zona.
“E’ vero, e qualcosa comunque si è mosso, specie nell’ultimo periodo. Sto pensando alle facilitazioni di nuove aperture in via Pier Cironi e a quelle che verranno come il corner di Estra in San Giorgio e in tutto il resto della zona. Aperture che servono per riqualificare la zona e il tipo di persone che la frequentano. E non mi dimentico del ruolo dell’associazione “Recuperiamoci” di Paolo Massenzi, che si è mossa e si muove nella giusta direzione e che sa benissimo che noi stiamo cercando di far quadrare tutto e garantire la prosecuzione della sua attività”.