“Tanz!” è il terzo lavoro di Andrea Franchi. Arriva dopo l’esordio di canzoni “Lei o contro di lei” del 2012 e “Il topo” del 2013, colonna sonora dell’omonimo spettacolo teatrale, e dopo anni di collaborazioni prestigiose e di produzioni artistiche. Recensire questi trentatre minuti di musica risulta abbastanza arduo. E’ difficile seguire una linea per scrivere di un disco che di linee, in sé, ne ha tante.

“Tanz!” è un disco di canzoni, ma non solo. Contabilmente, sono tre strumentali, un recitato delirante ad opera del poeta contemporaneo PigMaglione, e sei canzoni. Immaginandolo come un long playing, gli strumentali (e l’opera poetica musicata) aprono e chiudono le due facciate, e all’interno di questi confini tre canzoni che si sviluppano in un corpus unico, Una scaletta quasi geometrica, con una sua logica che ti arriva chiarissima, ma solo alla fine del disco.

“Tanz!” è un disco che sperimenta pur dandosi limiti e confini. Un disco leggero, nella sua pesantezza di fondo. E’ un gioco serissimo, ma che non lascia mai indietro la sua componente di gioco.
“Tanz!” è un disco di un autore come è raro trovarne in Italia. Un autore attento a tutte le componenti della musica che realizza. E’ un disco di un produttore, prima che di un songwriter. Più Brian Eno che De André.
“Tanz!” è un invito, è una scommessa, è un viaggio sonoro, è un viaggio interiore.
“Tanz!” è un invito a ballare. A ballare, quindi a non-stare-fermi. “Tanz!” è un disco contro l’immobilismo, specie quello mentale. E’ un disco che non sta mai fermo, che non si adagia mai, nemmeno nei suoi momenti più rilassati. Non ti consola. Non ti dà quello che ti aspetti. Osa sempre un po’. Ed è proprio questo il suo bello.

“Tanz!” è un disco che gioca con l’elettronica pur non essendo un disco di musica elettronica. L’elettronica arriva subito, prepotente, e ti coinvolge con quella “Divoratori” iniziale a metà tra i Kraftwerk e l’italodisco, tra i Can e Giorgio Moroder. Veste tutta la prima parte del disco e ritorna ancora più prepotente nello strumentale finale, quella “Tanz!” che alla fine, è la chiave di tutto.

“Tanz!” è un disco dove le parole arrivano dopo, ma arrivano. Eccome se arrivano. Parole che sono pugnali, macigni. Questa non è la felicità, è tutto lì davanti e non lo vedo. Quale realtà parla di noi, noi che siamo troppo piccoli per vincere? E poi, “Occhio ragazzi”, che parla del mostro e della psicosi che coinvolse, da adolescenti, i quarantenni di oggi. Senza cronaca ma indagando che cosa fosse, per tutta una generazione, quella paura collettiva.

“Tanz!” è un disco sulla poesia della sconfitta. “La più grande conquista dell’uomo è la sconfitta” è la scritta che troneggia rosso su nero nell’interno del packaging. “Combattiamo con le armi di chi si è arreso, conquistiamo la terra di chi ne è già privo.” Sono le parole di “Conquistata sconfitta”, uno dei pezzi che vola più in alto, in un disco che già vola alto di per sé.
“Tanz!” è un disco degli anni dieci.
“Tanz!” è un disco degli anni 70. Degli anni 80. Degli anni 90.
“Tanz!” è un disco pop.
“Tanz!” è un disco concettuale.
“Tanz!” è un disco minimale.
“Tanz!” è un disco arrangiatissimo, elaborato, iperrealista.
“Tanz!” è un disco interamente Made in Prato, nella composizione, nelle registrazioni, nella realizzazione.
“Tanz!” esce ufficialmente il 23 di marzo, distribuito (in quei due o tre negozi che rimangono) da Audioglobe, e arriva a casa in questi giorni a tutti quelli che hanno creduto in Andrea Franchi prima ancora che finisse quest’opera e l’hanno finanziata grazie a quella scialuppa di salvataggio artistica chiamata Musicraiser. In penuria o scarsità di mezzi, sempre sia lodata.
“Tanz!” è, finora, la più bella sorpresa di questo 2015.

(Foto: studio Umbrella)