autismo

“Ieri ho finalmente parlato con il preside dell’Istituto artistico Brunelleschi di Montemurlo. Mi ha ricevuto. Di 14 famiglie che hanno richiesto l’iscrizione dei propri figli disabili a scuola, ero da sola. Ma mi ha assicurato di aver parlato anche con altri. Morale: la graduatoria era sbagliata e Nico me l’hanno accettato. Peccato però che altri 9 siano rimasti esclusi”. Eva Maggiorelli, madre di un ragazzo autistico e presidente della Onlus Orizzonte autismo non si è arresa.

Dopo aver denunciato tramite Pratosfera la totale mancanza di comunicazione fra scuola e famiglie e l’omertà della presidenza del Brunelleschi che continuava a rifiutarsi di dare spiegazioni circa l’esclusione di suo figlio dalla lista dei nuovi iscritti, è stata ricevuta e ha potuto finalmente vederci chiaro. “E quel che ho visto non mi piace per niente”, precisa. “Innanzitutto ho assistito a un ulteriore scaricabarile del preside, che ha dato l’intera colpa del black out comunicativo alla responsabile del sostegno, ma il massimo dello stupore l’ho provato quando mi ha mostrato la graduatoria rivista e corretta: mio figlio da ottavo è ora magicamente quinto, quindi regolarmente iscritto”. Il prossimo anno, infatti, l’Istituto Brunelleschi avrà cinque prime classi e la consuetudine della scuola è prendere un disabile per classe. “Potete immaginare come sono rimasta – sottolinea Maggiorelli -. Ero basita. E quando ho chiesto se questo sorpasso in corsa fosse stato provocato dalla mia denuncia a mezzo stampa, il preside mi ha prontamente rassicurata: i calcoli della graduatoria erano semplicemente sbagliati. Tutto qua”. Ma questa madre non può non mettersi, adesso, nei panni delle altre nove mamme che si ritroveranno punto e da capo nella non facile ricerca di una scuola superiore per i propri ragazzi disabili.

“Già il panorama pratese è desolante perché sono poche le superiori adatte ad accogliere i disabili, se poi le uniche scuole con laboratori e iniziative idonee si comportano così, il risultato è deprimente – aggiunge -. Io posso capire che il preside opti per cinque classi piccole con un disabile per classe in nome della gestibilità e dell’armonia, ma capisco anche quei genitori che vogliono veder garantito il diritto allo studio dei propri figli. Sono scelte che andrebbero valutate caso per caso, in base al livello di disabilità. E comunque – incalza – rileggendo il regolamento interno approvato dalla scuola, un numero massimo di disabili per classi non è previsto, quindi, se una famiglia decidesse di impugnare il no del Brunelleschi, potrebbe anche averla vinta”.

Secondo questa madre nonché presidente di un’associazione molto attiva nell’organizzare iniziative in nome dell’inclusione scolastica, il problema è comunque a monte. In tutta la provincia le scuole aperte all’accoglienza di ragazzi così diversi sono poche, perché troppe non hanno la formazione giusta e la consapevolezza necessaria. Per questo, da anni, con Asl, Istituto Santa Rita e Comune vanno organizzando corsi di formazione nelle scuole, in modo da avere personale che sappia gestire le disabilità complesse. “Ma per ora il riscontro è poco – precisa -. La strada verso un’inclusione reale e concreta è lunga, per questo non dobbiamo smettere di fare i nostri piccoli passi ogni giorno. Questa mia lotta è un altro piccolo passo. E anzi, invito tutti i genitori che stanno vivendo un’esperienza simile a contattare l’associazione di cui sono presidente. Insieme saremo più coscienti e più forti”.