Mercoledì 30 e giovedì 31 marzo al Teatro Fabbricone alle ore 21 va in scena “Edipo in compagnia”, il più celebre tra i miti classici riletto con gli occhi di Alberto Bassetti e affidato all’interpretazione di Paolo Graziosi affiancato da Elisabetta Arosio.

Si tratta di un’insolita riscrittura del mito sofocleo già preso in esame in passato da grandi autori. “Affrontarlo – ha dichiarato Bassetti – dopo le innumerevoli versioni che si succedono da secoli (tra le ultime citerò almeno Elsa Morante e Pierpaolo Pasolini), richiede una buona dose di coraggio: io l’ho fatto prendendone così il distacco di un sotterraneo gioco sulla gioia di vivere, comunque e nonostante tutte le possibili avversità”.

In scena Edipo ripercorre la sua vita e racconta alla figlia Antigone che, attraverso oracoli e vaticini, ha scoperto di essere sposo inconsapevole di sua madre, la regina Giocasta, e uccisore, altrettanto inconsapevole, del suo vero padre, Laio. Tutto è compiuto, la verità splende, sole inquietante. Con l’evolversi del dialogo, però, s’insinua il dubbio che l’Uomo e la Donna altro non siano che due sfortunati Attori che portano in giro questa vicenda fino a farla diventare la loro storia, un dramma, forse una commedia.

La tragedia, dunque, continua ad essere rispettata nella citazione dei personaggi e nel suo svolgersi, ma il ricordare di Edipo si innesta in una serie di episodi comici e ironici che tramutano il dramma in commedia. E tra citazioni pirandelliane (Sei personaggi in cerca di autore, La favola del figlio cambiato), riferimenti all’Amleto di Shakespeare, echi di Eduardo, la vicenda si trasforma sempre più nell’interpretazione di due Attori che da eroi cadono con totale partecipazione nella storia che raccontano, nella vita dei personaggi che rappresentano: “Voglio vivere la mia vita di arte”, afferma Edipo.

Resta il filo conduttore, il patos originario della tragedia Sofoclea, la verità sotto quello che “sembra”, vita umana o finzione scenica, e la possibilità, nel prenderne coscienza, di un equilibrio, di un’accettazione necessaria, di una prosecuzione e una salvezza, nonostante tutto.