Al peggio, sembra non esserci mai limite, è l’amara constatazione dei membri delle associazioni Emmaus e Libera di Prato. Manifesti ambigui e portatori di pubblicità ingannevole, collocati sui pali delle strade o sulle fiancati dei bus del servizio pubblico i quali affermano che il gioco crea opportunità di lavoro.

Se la creazione di opportunità di lavoro giustifica tutto, allora la prostituzione ne procura molti di più delle sale da gioco, lo spaccio di sostanze tossiche ne procura molti di più, come pure il traffico di rifiuti, di armi, di organi umani, ne creano molti di più. Legalizziamo tutto? Le mafie da sempre procurano pane e lavoro ad intere zone del nostro paese. Legalizziamo anche loro?

“Il gioco è legale!”: legale non significa necessariamente buono, pulito, onesto. Ci sono state e ci sono leggi nel nostro Paese di cui non siamo orgogliosi. D’altra parte non è difficile legalizzare il gioco d’azzardo in un parlamento dove siedono svariate decine di personaggi regolarmente eletti pur avendo sul proprio conto rinvii a giudizio o condanne per attività illecite, malavitose o mafiose.

Rimane vivo, comunque, il gioco illegale che fattura ben oltre dieci miliardi di euro l’anno. Siamo chiamati ogni giorno a fare i conti con un numero sempre crescente di persone e famiglie letteralmente rovinate dal gioco; realtà dolorose e spesso drammatiche.

“Il gioco è libero è nessuno è obbligato a giocare”: questo è solo un rigurgito di cattiva coscienza, perché la libertà, per essere tale, ha bisogno di parecchi requisiti che non sempre sono nella disponibilità di chi gioca; troppe volte il gioco risulta essere una super tassa sui poveri e gli sprovveduti, altrimenti non si rovinerebbero con tanta facilità.

Nel 2011, il gioco d’azzardo si presenta come la terza impresa italiana con un fatturato di circa 90 miliardi di euro, ci sono in circolazione circa 500.000 slot machine, nel 2016 le cose sono semplicemente peggiorate.

Sono oltre 2 milioni i giocatori a rischio di patologia, e un milione quelli già dipendenti cronici dal gioco; vedere la città invasa da questa subdola pubblicità anche sui mezzi pubblici, ci sembra ripugnante.

Dalle indagini dell’Antimafia risulta che il cartello dei 41 clan coinvolti nella gestione del gioco, costituiscono un vero e proprio monopolio nelle sue varie forme, dai biglietti delle lotterie ai gratta e vinci, ecc. e nella loro strategia, questa si imprenditoriale, usano i proventi del gioco per riciclaggio, affari e usura.

E’ troppo chiedere alle istituzioni locali e nazionali di essere un po’ meno distratti e un po’ più attenti alle realtà più fragili della nostra comunità? In fondo li abbiamo eletti per questo: difendere i più deboli.

Uno stato che usasse le fragilità dei propri cittadini, sia pure attraverso il gioco, per fare cassa, non ci piacerebbe per niente, non riusciremmo a fidarci, non lo potremmo sentire amico, ne avremmo semplicemente paura e diffidenza.

Chiediamo a tutte le persone oneste e responsabili, educatori, scuole, chiese, associazioni di consumatori, centri della salute mentale, realtà caritative e di prevenzione, circoli culturali e ricreativi un sussulto di dignitoso orgoglio in difesa della vera libertà e della dignità delle persone.

Emmaus e Libera Prato

(Foto anteprima: Luca Soldi)