Studenti della Monash University insieme alla famiglia Barbieri

Che ne direste di ospitare a cena uno degli studenti della Monash University?

Se non si è mai sentito parlare di questa possibilità, bisogna sapere che dal 2012 la Monash University propone con successo “Buon Appetito, un’iniziativa che permette alle famiglie pratesi di conoscere uno o più studenti della Monash. Si cena insieme, si conversa in inglese, si racconta l’Italia e si apprende qualcosa dell’Australia.

La storia di Alessandro Barbieri è solo una delle tante che a Prato, ogni anno, mette in contatto studenti stranieri e pratesi. Esperto di sicurezza informativa di 39 anni, Barbieri cercava insieme alla compagna Barbara un corso d’inglese per la figlia Sofia. E’ in questo modo che un anno fa ha scoperto “Buon Appetito”.

“In famiglia abbiamo un approccio bilingue – racconta – parliamo e vediamo la tv anche in inglese. Cercavamo un corso di inglese per nostra figlia ma non lo abbiamo trovato, così abbiamo provato anche le “conversation exchange”, ma Sofia non era proprio a suo agio. Alla fine abbiamo deciso di provare ad ospitare gli studenti, e ha funzionato. È come avere sempre nuovi amici con cui parlare, e il fatto che vengano a casa nostra permette anche ai bambini di interagire con tranquillità”.

Al centro, Alessandro Barbieri

“Buon appetito” funziona in modo molto semplice. “Di solito li vado a prendere con l’auto da qualche parte in centro perché di sera non ci sono mezzi pubblici – spiega Barbieri raccontando la serata tipo – una volta rientrati a casa, beviamo un succo o mangiamo qualche stuzzichino mentre cominciamo a conoscerci e io preparo la cena.  Di solito, i bambini sono i primi ad entrare in confidenza e metterli a loro agio. Poi ci sediamo a tavola per la cena: è qui che abbiamo scoperto l’amore degli australiani per il pesto fatto in casa”.

“Queste cene sono un accrescimento per tutti – aggiunge Alessandro Barbieri – per noi e i nostri bambini ma anche per loro, che si ritrovano a che fare con gli usi e i costumi italiani. Da parte nostra però, oltre all’esercizio della lingua inglese, veniamo in contatto con un’altra mentalità dalla quale possiamo imparare molte cose. Non ci troviamo davanti a studenti come li pensiamo noi in Italia – prosegue – Abbiamo ospitato ragazzi e ragazze giovani ma per esempio anche una coppia con un figlio di sei mesi al seguito e un’altra coppia, più anziana, in cui lei aveva deciso di licenziarsi dal lavoro di infermiera per fare un master triennale e così guadagnare di più. Con alcuni di loro poi, nasce addirittura un’amicizia – conclude Barbieri – ci teniamo in contatto tramite mail e quando capita che ritornino in Italia facciamo in modo di incontrarci”.

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