Abbiamo raccontato qui la storia di Gaetano Vannucchi e del suo progetto di viaggio in Vespa verso il Giappone. Partito lo scorso 29 giugno, adesso è lui a raccontarci alcune tappe del suo lungo viaggio verso il Sol Levante in sella all’amata Calypso. Qui le tappe precedenti di un viaggio a dir poco emozionante e imprevedibile.

Buon giorno Tehran, il tuo traffico è da mettersi le mani nei capelli e mi viene da urlare un bello “stop!!!”. Sensi unici, corsie preferenziali, semafori rossi, precedenze non rispettate, tre su un motorino e senza casco, fumi di scarico che ti provocano allucinazioni. Ma ci sono delle regole in questo paese? O ci sono solo le regole dell’islam?

I pantaloncini corti sono vietati, le donne non possono guidare nè un motorino nè una bicicletta, le donne devono portare il velo o coprirsi completamente con un burka nero visto che ci sono 38 gradi all’ombra. Mentre gli uomini possono vestirsi di bianco, le donne non possono giocare a pallone, le donne sulla metropolitana hanno un vagone separato mentre negli autobus o nei taxi no (questa me la dovete spiegare), il web occidentale è censurato, la tv occidentale è censurata, no alcool, Visa e mastercard non sono accettate, ma che cazzo!!!

Prima della rivoluzione islamica avvenuta nel ’78 le donne potevano indossare le mini gomme, non usare il velo e potevano andare all’università. Da allora molte cose sono cambiate.

Una settimana a Tehran è più che sufficiente per visitare qualche museo, apprezzare la sua cucina, dare una pulita a Calypso, trovare l’olio del miscelatore ed avere la Visa per il Pakistan. E pensare che il console pakistano, sapendo che ero cuoco, mi ha pure chiesto se potevo cucinare a casa sua per l’ambasciatore e altri colleghi.

Inizio a sudare freddo, osservo il mio passaporto sventolare dalla sua mano destra, e ora che faccio? Trovo delle scuse, lui insiste e sta iniziando a sudare. Okay! Accetto balbettando. Tra due giorni l’autista del console verrà a prendermi all’ostello.

La notte non dormo pensando a cosa dovrò cucinare, proprio a me doveva capitare questo?! Il giorno seguente decido di smaltire le paranoie in qualche museo, torno nel pomeriggio tardi all’ostello e la ragazza della reception mi racconta che c’era stato il console a prendermi e che in realtà si era confuso sul giorno, che si scusava e che ci saremmo rivisti alla consegna del mio passaporto. Yay!!! Che culo!!! La mia più grande bega del viaggio, fino ad ora, si è risolta perfettamente e senza conseguenze, ahhh, che bello, quasi quasi mi faccio una bella birra analcolica per festeggiare. Film da vedere: una separazione.

Con la mia Visa accettata e firmata mi dirigo verso la frontiera con il Pakistan, ben 1500 km attraverso zone desertiche e con temperature superiori ai 40°, il colore beige inizia a darmi fastidio agli occhi, fa caldo, colonne di sabbia si alzano ai lati della carreggiata. In Medio Oriente tira sempre vento e i ragazzini giocano con i loro aquiloni. Sabbia e fumi di scarico di camion Mercedes degli anni ’60 seccano la gola, le revisioni non esistono, belle le città di Yard e Bam, buono il loro stufato di cammello, però fa caldo, è tutto piatto ma il tramonto nel deserto è magico, turisti.

Bam (Iran) – città vecchia

Cucinato dal sole, dopo sei giorni arrivo a Zahedan, non ricordo più la sensazione di osservare le nuvole comparse nel frattempo in cielo. Una vite dell’8 perfora la ruota posteriore, Calypso urla, prendo i ferri del mestiere dalla mia clinica per vespe viaggiante, camera d’aria nuova ma il buco nel pneumatico è enorme, osservo nel cielo azzurro materializzarsi un’idea, m’infilo in bocca un chewing gum alla banana ed inizio a masticare fino ad una buona consistenza, la lievitazione è avvenuta ed il buco è richiuso alla perfezione, pompa a pedale fino alla pressione del 2,5 e Calypso è di nuovo in strada.

Da Zahedan inizia la zona pericolosa visto la vicinanza all’Afghanistan. Iniziano le scorte di militari con kalashnikov imbracciato, ben quattro per un tragitto di 80 km percorso in 8 ore tra documenti e permessi firmati. Passerò la notte insieme alle guardie di frontiera pakistana fumando hashish, ammirando la luna piena e soffrendo per il centinaio d’immigrati senza passaporto che dormiranno con noi vicino ad un cimitero di vecchi pick up della Toyota.

Una delle tante scorte

La regione del Baluchistan è tra le più pericolose del Pakistan, ancora deserto, ancora caldo, inizio a capire l’importanza dell’acqua, inizio a capire per quale motivo i medio orientali fanno paura all’occidente. La martellante immagine che ci danno i notiziari del mondo islamico è di terrore ma in realtà c’è una grande ospitalità da parte di tutte le persone, curiosità, voglia di conoscere e voglia di far conoscere le difficoltà che sono tenute ad avere in questi paesi.

Se incontri un islamico per strada la prima emozione che viene fuori è la paura solo per il fatto che ci hanno inculcato che tutti sono dei terroristi ma invece non è così, okay, ci sono anche loro, ma ci sono anche brave persone pronte ad aiutarti per qualsiasi evenienza. Purtroppo l’ambiente ostile in cui vivono a reso i loro volti minacciosi, consumati e con gli occhi iniettati di sangue ma non è colpa loro se tira sempre vento e gli va la sabbia negli occhi quando guidano i motorini senza occhiali è come se ti sabbiassero il viso tutti i giorni, provare per credere.

Altri 6 giorni per oltrepassare il Pakistan intonando la canzone dei CCCP “Radio Kabul”, ho perso il conto di quante scorte ho cambiato in altri 1500 km. Mi sento in prigione, non posso fare niente, solo guidare al culo dei loro pick up, fortunatamente dopo Quetta inizia un po’ di vegetazione con alberi da frutto, palme e campi di cotone, le zone aride sono terminate. Sono esausto degli uomini islamici, tutti quelli che incontro mi chiedono se sono sposato, se ho figli e quanto è la durata del mio coito. Che palle!

Dopo l’estenuante guida che ha tagliato in due Iran e Pakistan m’illumino che il mondo dei maschietti in generale ha dei seri problemi da risolvere. In realtà le tre cose importanti per il mondo maschile sono: pregare, giocare alla guerra e agire con il loro cazzo. Basta! Lasciate gestire il mondo alle donne! Non siete stanchi? Rilassatevi per qualche centinaio di anni e poi valutate quello che è migliorato, potrebbe essere un’idea?!

Arrivo a Lahore con i suoi dieci milioni di abitanti o più e i suoi dieci milioni di motorini o più. La parte settentrionale del Pakistan è molto bella e spero che presto si valorizzi come meta turistica, farebbe bene a questo paese, le scorte sono finite, sono libero! Libero di fare un tour organizzato gastronomico all’interno della città vecchia. Wow!!!

Allora ciao Medio Oriente, tra due giorni arriverò in India ai piedi dell’Himalaya. Wow!!!

Ricetta di viaggio

Crema di melanzane con formaggio di capra

Ingredienti per 4 persone:
3 melanzane
4 pomodori maturi
1 cipolla rossa
4 spicchi di aglio
2 tuorli d’uova
1 peperoncino
Olio extravergine d’oliva
Curcuma
Paprika dolce in polvere
Sale e pepe

Preparazione: oliare e salare le melanzane, adagiarle su di una teglia e predisporle nel forno precedentemente portato alla temperatura di 180° fino a quando la pelle non sarà bruciata e croccante. Levarle dal forno e coprirle con della carta d’alluminio, quando saranno fredde sbucciarle e tagliare la polpa.

In una padella mettere un po’ d’olio e far soffriggere la cipolla tagliata a brunoise fino ad un bel colore bronzato. Quindi aggiungere l’aglio e peperoncino tritati, fare ad occhio con la curcuma e la paprika dolce, dopo un paio di minuti aggiungerci la polpa di melanzane e successivamente i pomodori tagliati a cubetti. A fuoco lento lasciar cuocere per trenta minuti fino a quando non abbia la consistenza di una crema, aggiustarla di sale e pepe per poi amalgamarci due tuorli d’uva e levarla dal fuoco. Quando avrà perso il calore impiattare e tritarci sopra del buon formaggio di capra. Si può mangiare così con del pane croccante o con del riso basmati.