Al Centro Pecci prosegue Pecci Books – Dialoghi con gli scrittori di oggi, la rassegna di eventi dedicati all’approfondimento della letteratura e della narrazione contemporanea attraverso i suoi protagonisti. 

Il ciclo, inaugurato nel febbraio-marzo scorso con Alessandro Baricco, Francesco Piccolo, Michele Serra, Annalena Benini, Tomaso Montanari e Francesco Bonami, è ripreso, a metà ottobre, con Edoardo Nesi, Vanni Santoni, Fuani Marino e Fabrizio Gabrielli ed avrà il suo gran finale – nel 2019, perché dal 25 gennaio 2020 si riparte con Sandro Veronesi – con Carofiglio, Ardone, Guccini e Trione.

Gli incontri con gli scrittori sono accompagnati dalle presentazioni delle loro opere di recente edizione e rappresentano l’occasione per approfondire i temi ricorrenti e le loro poetiche. La forma fluida degli incontri si rimodula a seconda degli ospiti, diventando di volta in volta incontro, talk, lecture, reading, intervista e molto altro.

Martedì 3 dicembre, ore 18.30 – Gianrico Carofiglio in dialogo con Cristiana Perrella – La misura del tempo (Einaudi, 2019)

Con La misura del tempo torna, dopo cinque anni, l’avvocato Guido Guerrieri, sempre più prigioniero della routine professionale, sente di aver quasi esaurito la voglia e le energie per svolgere le sue attività quotidiane. Avverte che il tempo passa velocemente e il peso delle abitudini e delle regole si fa sempre più forte.        

Nel suo studio, in un tardo pomeriggio, si presenta Lorenza, una donna con cui nel passato aveva avuto una relazione. È un frammento della giovinezza che irrompe nella sua vita. Guido è tutt’altro che convinto, ma accetta lo stesso il caso; forse anche per rendere un malinconico omaggio ai fantasmi, ai privilegi perduti della giovinezza.
Gianrico Carofiglio, Magistrato dal 1986, ha lavorato come pretore a Pratopubblico ministero a Foggia e in seguito ha svolto le funzioni di Sostituto procuratore alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. Al momento di rientrare in servizio, dopo il mandato parlamentare, ha dato le dimissioni dalla magistratura, dichiarando di volersi dedicare alla scrittura a tempo pieno. 

Ha esordito nella narrativa, dopo parecchie pubblicazioni tecniche e di settore, con Testimone inconsapevole (Sellerio, 2002) e con questo romanzo  ha aperto il filone del thriller legale italiano attraverso le vicende dell’avvocato Guido Guerrieri. 

In totale i suoi libri hanno venduto oltre cinque milioni di copie e sono stati tradotti in ventotto lingue. 

Giovedì 5 dicembre, ore 18.30: Viola Ardone in dialogo con Luca Bravi – Il treno dei bambini (Einaudi, 2019)

È il 1946 quando Amerigo lascia il suo rione di Napoli e sale su un treno. Assieme a migliaia di altri bambini meridionali attraverserà l’intera penisola e trascorrerà alcuni mesi in una famiglia del Nord; un’iniziativa del Partito comunista per strappare i piccoli alla miseria dopo l’ultimo conflitto. Con lo stupore dei suoi sette anni e il piglio furbo di un bambino dei vicoli, Amerigo ci mostra un’Italia che si rialza dalla guerra come se la vedessimo per la prima volta. E ci affida la storia commovente di una separazione. Quel dolore originario cui non ci si può sottrarre, perché non c’è altro modo per crescere.

Il treno dei bambini è stato il caso editoriale italiano dell’ultima Fiera di Francoforte, in corso di traduzione in 25 lingue.

Viola Ardone (Napoli 1974) è laureata in Lettere e ha lavorato per alcuni anni nell’editoria. Autrice di varie pubblicazioni, insegna latino e italiano nei licei. Fra i suoi romanzi ricordiamo: La ricetta del cuore in subbuglio (2013) e Una rivoluzione sentimentale (2016) entrambi editi da Salani. 

Martedì 10 dicembre, ore 18.30: incontro con Francesco Guccini e con Francesco Gabbani e Mauro Pagani

Serata non tradizionale come del resto può accadere ospitando Francesco Guccini. Si parlerà di Tralummescuro – Ballata per un paese al tramonto (Giunti, 2019) un libro che sa di “radici” come il titolo del suo primo album, come quelle che lo legano a Pavana, piccolo paese tra Emilia e Toscana dove sorge il mulino di famiglia ma anche come quelle che sa rintracciare dentro le parole, giocando con etimologie fra l’italiano e il dialetto. 

Così come sembra un gioco Note di viaggio – Capitolo 1: venite avanti… il lungo titolo del cd che racchiude 11 brani del suo repertorio riletti da altrettanti più giovani colleghi guidati (ed arrangiati) da Mauro Pagani come Elisa, Ligabue, Carmen Consoli, Giuliano Sangiorgi, Nina Zilli, Brunori Sas, Malika Ayane, Luca Carboni, Samuele Bersani, Margherita Vicario, Manuele Agnelli e Francesco Gabbani. E a dare ancora più valore, se possibile, un brano inedito Natale a Pavana con Guccini che torna a cantare un’intera canzone da quando ha annunciato il suo abbandono delle scene: un brano in dialetto pavanese che racconta un Natale autobiografico di altri tempi… e siamo di nuovo a Tralummescuro.

Francesco Guccini è nato a Modena nel 1940. Cantautore poeta e scrittore, è un mito per generazioni di italiani. Cronista per due anni alla “Gazzetta dell’Emilia” di Modena e cantante chitarrista in orchestre da balera, è stato sporadicamente anche attore, autore di colonne sonore e di fumetti. Per vent’anni, fino alla metà degli anni ottanta, ha insegnato lingua italiana al Dickinson College di Bologna, scuola off-campus dell’Università della Pennsylvania. Ha esordito nella narrativa nel 1989 con Cròniche Epafániche per poi pubblicare molti racconti e romanzi, da solo e in coppia con Loriano Macchiavelli. Aveva concluso la sua carriera musicale con il disco L’ultima Thule (2012).

Martedì 17 dicembre, ore 18.30: Vincenzo Trione in dialogo con Cristiana Perrella – L’opera interminabile (Einaudi, 2019)

Cosa accomuna artisti come Kiefer, Kentridge, Boltanski, Barney e Hirst, scrittori e poeti con una profonda vocazione visiva come Pamuk e Balestrini, cineasti come Iñárritu e Greenaway, musicisti visionari come Björk e creatori di celebri scenografie come Es Devlin? Sono artisti molto diversi tra loro, con storie e sensibilità uniche: eppure, tutti condividono l’idea di un’arte creatrice di opere-mondo monumentali, plurali, ambiziose, a volte impossibili da trasferire o riallestire. I quindici artisti al centro di questo libro sono creatori di mondi: le loro opere sono autentiche cosmogonie, territori aperti, mobili e ubiqui, in cui pratiche e linguaggi lontani – pittura, scultura, fotografia, cinema, video, musica, letteratura – si intersecano e si reinventano: reinventando cosí il mondo, il nostro mondo, quello caotico e frammentato del nuovo millennio. Vincenzo Trione allestisce per il lettore un originale museo allo stesso tempo immaginario e possibile, reale e potenziale, ibrido e multiforme. E, come in un museo, Trione parte dalle opere, raccontandone la genesi, i sensi molteplici, i misteri (anche con il supporto degli schizzi preparatori, dei progetti, delle testimonianze dirette degli artisti). Ma è la somma delle parti che fa emergere l’ambizioso e inaspettato disegno che opere e artisti vanno a comporre: la ripresa e il rilancio dell’utopia rinascimentale e romantica dell’opera d’arte totale. L’opera interminabile è un primo, fondamentale, necessario canone dell’arte del XXI secolo. primi album di Francesco Guccini, e radici è la parola che forse più d

Vincenzo Trione insegna Arte e media e Storia dell’arte contemporanea presso l’Università IULM di Milano, dove è Preside della Facoltà di Arti. Collabora con il «Corriere della Sera». Ha curato mostre in musei italiani e stranieri e il Padiglione Italia della LVI Biennale di Venezia (2015). Ha pubblicato i seguenti libri: Il poeta e le arti. Apollinaire e il tempo delle avanguardie (1999), Dentro le cose. Ardengo Soffici critico d’arte (2001), Atlanti metafisici. Giorgio de Chirico: arte, architettura, critica (2005), Giorgio de Chirico. Le città del silenzio: architettura, memoria,profezia (2009), Effetto città. Arte cinema modernità (2014, Premio Roma, Premio-giuria Viareggio). Nel 2017 con Tomaso Montanari ha pubblicato Contro le mostre (con Tomaso Montanari) e nel 2019 L’opera interminabile.