Il prossimo 29 agosto sarà l’ultimo giorno di “Migrana”, storica bottega alimentare di via Firenzuola, già via del Pesce, a due passi dal Duomo.

Chiuso il bandone, tirata giù l’insegna bianca e gialla finita sicuramente in tante foto di piazza Duomo, scomparirà anche un pezzo di storia del centro storico di Prato e soprattutto un capitale di prodotti prelibati, spesso introvabili altrove, e di relazioni sociali che i due titolari, Valerio Monzali e Paolo Chiavacci, hanno saputo alimentare negli ultimi trentacinque anni. Un presidio che come le altre botteghe del centro storico ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale per tanti abitanti del centro durante i mesi della quarantena.

“Migrana” venne inaugurato per il Natale del 1958 come seconda filiale di una catena di negozi fondata dall’imprenditore emiliano Arturo Camellini, dal quale, nel 1985, gli attuali titolari rilevarono il negozio.

“Il giorno di vigilia del 1985 vendemmo 480 chili di ricotta e per anni abbiamo consumato decine di forme di Parmigiano la settimana e mantenuto una parete da esposizione con 55 prosciutti – raccontano non senza nostalgia da Migrana – era ancora un’epoca in cui si faceva estrema attenzione alla qualità degli alimenti che si acquistavano e molte cose venivano ancora preparate e cucinate in casa. Qualcosa di molto simile a quello che abbiamo rivissuto nei mesi scorsi durante la quarantena, quando abbiamo avuto richieste incredibili di uova, burro e farina”.

Dopo 35 anni, la chiusura di “Migrana” non si deve alla pandemia e alla crisi economia che ne è derivata quanto ad una serie di fattori che possono ascriversi a quel fenomeno chiamato “mancato ricambio generazionale” la cui origine, in questo caso, viene fatta risalire al 2003, “quando ci fu la rivoluzione del traffico intorno al centro storico e il fatturato si dimezzò da un giorno all’altro facendo fuggire i due dipendenti che avevamo – racconta Valerio – da quel momento non è stato più possibile pensare ad un’assunzione e alla possibilità di lavorare in prospettiva”.

“Adesso faremo un annuncio su Facebook per comunicare a tutti la notizia e soprattutto per dirlo a quei clienti che abitano lontano e che ci vengono a trovare solo ogni tanto – prosegue Valerio un po’ commosso – clienti che abitano in altre regioni o addirittura all’estero, che ci hanno conosciuto durante la loro permanenza a Prato e che non mancano ogni anno di passare a trovarci per fare rifornimento delle prelibatezze che gli abbiamo fatto scoprire”.

Così sparisce un’altra bottega storica dentro le mura e il centro storico è un un po’ più povero. So long, Paolo e Valerio.