Mario Schifano 1984

Urban Story, Una lunga avventura nel mondo dell’immagine, è il progetto a cura di Dryphoto arte contemporanea che raccoglie storie, interviste, materiali d’archivio e incontri dal 1977 a oggi in partenza oggi, venerdì 18 dicembre, fino al 20 febbraio 2021.

Si parte con la pubblicazione online del video del progetto sul sito di Dryphoto e sui canali social e si continua con la pubblicazione di interviste, storie e proiezioni: Urban Story, il progetto a cura di Dryphoto, è realizzato con Regione Toscana / Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci nell’ambito del bando Toscanaincontemporanea 2020 e Publiacqua, il patrocinio del Comune di Prato, la collaborazione di Culturama, Mislata, Spagna; Fondazione Oelle, Catania; Italia Nostra; Ramunion, Prato; Circolo Curiel, Prato; Comitato di via delle Segherie, Prato e ha come media partner Pratosfera.

Urban Story è un contenitore e un archivio, visibile sul sito di Dryphoto, da intendersi non come spazio chiuso dedito alla conservazione ma come luogo dove trovare store e immagini che aiutino a capire il presente e immaginare il futuro: “Non puro esercizio della memoria – si legge nella presentazione – ma luogo di attivazione del presente attraverso la memoria”.

La storia di Dryphoto è ciò che ha guidato, tramite la ricerca, la costruzione di questo contenitore pieno di file di immagini, video e tracce sonore prodotti appositamente per questa occasione: Dryphoto ha cercato nei propri archivi digitalizzando gran parte del materiale, ma è anche andata alla ricerca di amici e protagonisti, chiedendo a tutti di raccontare un pezzo di questa “lunga avventura nel mondo dell’immagine”. Il risultato sono una serie di interviste video, da cui verranno estratti anche i soli audio da pubblicare come podcast, e tante immagini che presenteranno visivamente i racconti.

Le storie di Urban Story nascono per integrarsi e partono dal racconto di alcuni dei curatori: “Pier Luigi Tazzi, Filippo Maggia, Alba Braza e Roberta Valtorta, dal video Nascita di un’utopia con le interviste ad alcuni dei fondatori e frequentatori di Dryphoto (Andrea Abati, Nadia Baronti, Mauro Bianchi, Fabio Casati, Vittoria Ciolini, Rodolfo Giustini, Enrico Pacini, Marco Panerai, Emo Risaliti) – si legge nella presentazione – oltre  ai video di Andrea Abati Parlami di te, che attraverso le parole di Vittorio Albonetti,Vittoria Ciolini,Luca Ficini,Luigi Pucci e Emo Risaliti, sono degli omaggi ad alcuni personaggi passati da Dryphoto, in particolare a Luigi Ghirri e Ando Gilardi”. Andrea Abati parla anche dell’ex Assessore alla Cultura del Comune di Prato, Giampiero Nigro, che fu un sostenitore della cultura e della fotografica come forma d’arte proprio negli anni in cui Dryphoto iniziava la sua attività.

Una parte del contenitore di Dryphoto, inoltre, è dedicata a una mappa che segna gli spazi che si occupano di fotografia oggi, in Toscana.

Il programma

Venerdì 18 dicembre 2020

Nascita di un’utopia. Dryphoto_Urban Story. Riprese e montaggio di Mario Albanese Pereira
Un breve documentario introduce il progetto con alcune testimonianze di chi ha fondato e realizzato Dryphoto arte contemporanea a fine anni Settanta / inizio anni Ottanta attraverso interviste a Andrea Abati, Nadia Baronti, Mauro Bianchi, Fabio Casati, Vittoria Ciolini, Rodolfo Giustini, Enrico Pacini, Marco Panerai, Emo Risaliti; nella convinzione che se Dryphoto esiste ancora non è solo per merito di chi è rimasto o dei “grandi” nomi che negli anni sono stati coinvolti ma anche di tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del progetto, una storia di provincia in tempi non connessi.

Filippo Maggia, Una lunga avventura nel mondo dell’immagine. Dryphoto_Urban Story. Riprese di Daniele Ferrero e montaggio di Mario Albanese Pereira
Nel suo intervento Filippo Maggia descrive la storia di Dryphoto e lo fa parlando di una storia lineare e consapevole. 
Maggia parla dell’atteggiamento di Dryphoto come di una missione, e di uno spazio votato più alla ricerca che al mercato, sempre concentrato sul territorio e sulle nuove tendenze, atteggiamento che ha reso possibile ritrovare nella biografia di Dryphoto nomi importanti della fotografia. 
Il lavoro accurato e di ricerca, fatto negli anni Ottanta, ha portato infatti a Prato fotografi a quei tempi quasi sconosciuti, che poi si sono affermati come Luigi Ghirri, Olivo Barbieri, Guido Guidi, insieme a molti altri. Dryphoto ha dimostrato un’attenzione costante alla fotografia italiana ma non solo, infatti, sempre nel 1982 dopo la mostra di Ghirri vengono presentati i lavori Diane Arbus e Henri Cartier-Bresson. Degna di segnalazione la mostra e il laboratorio nel 1984 con l’allora giovanissimo Michael Schmidt, autore entrato poi nella storia della fotografia e diventato punto di riferimento di molti i fotografi. A questo laboratorio parteciparono, fra gli altri, Olivo Barbieri e Guido Guidi. Nel raccontare la longeva storia di Dryphoto, Maggia analizza poi lo sviluppo e l’inserimento della fotografia nel mondo dell’arte in Italia e il rapporto fra fotografia e mercato.

Pier Luigi Tazzi, Spread in Prato 2002 | 2010. Dryphoto_Urban Story. Riprese e montaggio di Mario Albanese Pereira
Pier Luigi Tazzi racconta l’esperienza degli anni in cui ha curato il progetto di Dryphoto Spread in Prato e ci regala una vera e propria lezione di storia della fotografia che si intreccia in qualche modo con la storia di Dryphoto.
L’interesse di Tazzi per la fotografia inizia dopo la metà degli anni Settanta quando tiene un corso di fotografia per la Cattedra di Strumenti e Tecnica della Comunicazione Visiva alla Facoltà di Architettura all’Università di Firenze.
In questi anni le storie di Pier Luigi Tazzi e Dryphoto si incrociano, ma è con il progetto Spread in Prato che inizia una vera e propria collaborazione.
Spread in Prato diffonde l’arte nella forma fotografica nella città, uscendo dagli spazi deputati dell’arte per entrare nei luoghi quotidiani di produzione e di consumo, e quindi nelle fabbriche e nei negozi. L’azienda e l’esercizio commerciale diventano museo/luogo d’arte, dove le opere sono fruite dai lavoratori, quindi dagli impiegati, dagli operai e dai commessi ma anche dai clienti e dagli acquirenti e da tutti coloro che, per i più diversi motivi, vi si recano. L’arte contemporanea entra quindi nel tipico lanificio pratese ma anche nella macelleria islamica o nel ristorante cinese, e solo durante l’inaugurazione il pubblico dell’arte entra in quei luoghi.

Alba Braza, Piazza dell’Immaginario 2014 | 2016. Dryphoto_Urban Story. Riprese di Veronica Frances, Culturama Valencia, montaggio di Mario Albanese Pereira
Alba Braza ricostruisce il suo rapporto con Dryphoto iniziato nel 2004 con un tirocinio all’interno di un programma di scambio con l’Università di Salamanca in Spagna fino ad analizzare i diversi aspetti delle tre edizioni del progetto da lei curato: Piazza dell’Immaginario.
Il progetto nasce nel 2014 dalla pratica dell’ascolto del quartiere dove Dryphoto ha sede, dalla necessità di spazi di relazione, dalla convinzione che l’arte appartiene alla vita e che dobbiamo consentire alle persone di essere parte di processi di creazione condivisi di senso e di significato. Il progetto concretizza il desiderio di migliorare uno dei quartieri della città di Prato. Un miglioramento che richiede una riflessione urgente su uno spazio dove sono condensati, in una piccola superficie, un’ampia diversità di culture, ambienti socioeconomici, interessi e necessità. Piazza dell’Immaginario è stata uno sviluppo partecipativo di pianificazione che ha permesso ai residenti di co-determinare il design della loro città e gli usi dello spazio urbano. Azioni come La Responsabilità dei cieli e delle altezze di Pantani-Surace, installazioni permanenti di opere sotto forma di banner, di Bleda y Rosa, Gabriele Basilico, Andrea Abati, del gruppo R.E.P. Revolutionary Experimental Space, Olivo Barbieri, Francis Alÿs, Bert Theis, opere site-specific di Bianco-Valente, installazioni temporanee e azioni degli artisti emergenti Lori Lako, Linda Motta, Francesca Catastini, Flavia Bucci pongono una questione ancora aperta: può l’arte essere un mezzo che con le sue proprie leggi sociali, e con autonomia, possa adottare un modello di lavoro e migliorare un ambiente sociale determinato?

Andrea Abati, Parlami di te | Omaggio a Luigi Ghirri. Dryphoto_Urban Story
Luigi Ghirri (1943-1992) ha profondamente influenzato il lavoro di Dryphoto, non è un caso che la prima sede della galleria sia stata inaugurata nel 1981 proprio con Still Life Topographie-Iconographie due suoi lavori. Andrea Abati ideatore e cofondatore di Dryphoto attraverso una serie di riprese video e audio chiede ad alcune persone, Vittorio Albonetti, Vittoria Ciolini, Luca Ficini, Luigi Pucci e Emo Risaliti, che sono state in contatto con Luigi Ghirri nei primi anni Ottanta di parlare di loro attraverso i ricordi di questo rapporto insieme a un’intervista a Giampiero Nigro, che fu, come Assessore alla Cultura della città di Prato, un sostenitore della fotografia come forma d’arte proprio negli anni in cui Dryphoto iniziava la sua attività.

Andrea Abati, Parlami di te | Interviste impossibili: Ando Gilardi | Omaggio a Alberto Arbasino, Carmelo Bene e Montalvo Casini . Dryphoto_Urban Story
Così anche per un altro dei “padri” di Dryphoto, Abati offre un omaggio, una “intervista impossibile”.
“Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro… Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese… La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia… Hanno già sopportato la violenza, non aggiungere la tua…” Una poesia di Ando Gilardi (1921-2012) che, alla sua nascita alla fine degli anni settanta, diventa il Manifesto di Dryphoto. Il riferimento di Abati per questa intervista è anche ad altri personaggi che lo hanno ispirato: Alberto Arbasino, Carmelo Bene e Montalvo Casini.

Spazi di fotografia in Toscana – una mappa 
Tra gli spazi individuati ci sono archivi pubblici, scuole di fotografia, festival, spazi di creatività: FAF Toscana – Fondazione Alinari per la Fotografia, Firenze;  AFT  Archivio Fotografico Toscano, Prato; Studio Marangoni, Firenze; The Tuscan House of Photography, Palaia (Pisa); Photolux Festival, Lucca; Cortona On The Move, Cortona (Arezzo); Sedici, Prato; Dryphoto arte contemporanea, Prato.

Lunedì 28 dicembre 2020

Roberta Valtorta, I luoghi della fotografia in Italia negli anni Ottanta. Dryphoto_Urban Story. 
Una tappa intermedia, in attesa della restituzione dell’intero progetto nel gennaio 2021, sarà l’intervento di Roberta Valtorta. Studiosa e storica della fotografia, figura autorevole nel panorama italiano e non solo, impegnata nella fotografia da metà degli anni Settanta ha accompagnato la crescita della fotografia italiana contemporanea. A lei il compito di raccontare gli spazi dedicati alla fotografia negli anni Ottanta in Italia. 
Il 28 dicembre il video con l’intervista verrà pubblicato online.

20 gennaio 2020 / 20 febbraio 2021

Urban Story_ via delle Segherie 
Proiezione in esterno dei video Urban Story / Una lunga avventura nel mondo dell’immagine e installazioni di Valentina Lapolla, Robert Pettena, R.E.P, Revolutionary Experimental Space nel Giardino Melampo e in via delle Segherie.
Il lavoro esce dagli spazi deputati dell’arte e invade il nostro quotidiano, per diventare anche motore rigeneratore di spazi degradati e costruire comunità,  anche questa volta Dryphoto continua il lavoro nel quartiere dove ha sede.
Dall’archivio usciranno le opere – tre installazioni – di Valentina Lapolla, Robert Pettena, R.E.P. Revolutionary Experimental Space si collocheranno nelle adiacenze dello spazio espositivo per una mostra a cielo aperto, insieme a  una proiezione di tutti i materiali video di Urban story.

Tutte le interviste saranno inoltre disponibili su Spreaker.