La Galleria Accaventiquattro, negli interni dello Studio BBS-pro, dal 20 al 22 maggio (ore 16/19) sarà inaugurata la mostra di Chiara Bettazzi “Still Life”, a cura di Davide Sarchioni. L’ingresso, per il rispetto delle norme anti-covid, è consentito solo su prenotazione. La mostra sarà visitabile su appuntamento fino a fine settembre. Per prenotare: 3516578009 o mail [email protected]

“Nel lavoro di Bettazzi – si legge nella presentazione – l’urgenza intimamente legata alla necessità dell’artista di riappropriarsi di una memoria individuale e collettiva, affinché essa non venga dispersa nei meandri della dimenticanza al trascorrere inesorabile del tempo. “Still life”, letteralmente “fermo immagine”, approfondisce un ulteriore aspetto della ricerca dell’artista, segnando una nuova fase dedicata all’impiego del mezzo fotografico per cristallizzare e fermare nel tempo la natura precaria e mutevole dei suoi lavori oggettuali, fissandoli in immagini. Bettazzi ha sempre utilizzato la fotografia a fini documentari per registrare attraverso lo scatto i cambiamenti tra un “prima” e un “dopo” nello sviluppo di un lavoro, evidenziandone i vari passaggi nel tempo. In questa fase, invece, l’immagine fotografica costituisce il lavoro stesso, andando a sostituire l’assenza fisica degli oggetti. L’artista ha infatti intenzionalmente costruito e disfatto le diverse composizioni che ha fotografato, assecondando un processo di continua costruzione e distruzione, per creare un lavoro la cui esistenza è imprescindibilmente legata allo scatto fotografico che si trasforma così in un’immagine memoriale”.

“Una cosa importante – racconta l’artista – che è cambiata nel mio lavoro è l’uso della fotografia. In questo momento sono molto attenta a studiare la luce naturale all’interno dello spazio che cade sulle mie opere, le sue variazioni durante il trascorrere del giorno”.

La mostra raccoglie un prezioso nucleo di scatti fotografici prevalentemente inediti, costituito da 13 still life di grande formato stampati su carta in cui l’artista rielabora il tema della natura morta, focalizzandosi in maniera puntuale e coincisa su pochi oggetti con esiti di elevata qualità compositiva ed eleganza formale. Le immagini sono disposte su due pareti a scandire ritmicamente lo spazio espositivo, in un susseguirsi incalzante tra differenza e ripetizione, tra oggetto reale e la sua illusione, impaginando una sequenza studiata in base alla modulazione dell’intensità cromatica di ogni foto: partendo dalle tonalità più scure, si procede gradualmente verso quelle più chiare per poi tornare verso l’oscurità, un percorso che allude emblematicamente al ciclo vitale e ai temi della rinascita e della rigenerazione.