Per fortuna il caldo stasera ci ha graziato. Leggero vento piacevole, qualche nuvola, ma non abbastanza da rispolverare la camicia di flanella.

Prato come Seattle. Manca solo lo Space Needle.

Le premesse: Thurston Moore, fondatore dei Sonic Youth, leggendaria band della scena grunge Americana degli anni 90, con opening act dei King Hannah, duo britannico con chiari riferimenti al favoloso mondo di Pj Harvey e Nick Cave.

Bella atmosfera da festival che ci rimette al mondo dopo due anni di niente. 

Alle 8:30 sono già dentro, mi aggiro tra gli stand di vinili in cerca di Pink Floyd e Clash a prezzi decenti ma niente, non c’ho una lira. Mi ricordo di essere venuto col mio generosissimo fratello gli scrocco un 7 pollici (Have a Cigar). Ok. Te li rendo in birre. Promesso.

C’e’ abbastanza tempo per un ottimo panino gourmet ed una birra. Nel mentre

do un’occhiata alla mostra fotografica del cencio’s, la “Mecca” di noi diversamente trentenni, e riconosco quasi tutte le facce, alcune belle alcune brutte, ma tutte legate alla mia adolescenza ingabbiata in macchina alle 3 di notte. 

Mi dispiace essermi perso i Cane di Gøya, un amico incrociato per caso li ha descritti cosi’:  “psychostoner potente acusticamente e visivamente, riff ipnotici e intermezzi doom. ricordano un po i pratesi Stoner Kebab”. ok. ci posso stare.   

Entro nella zona concerto, ci sono i King Hannah che ci portano nell’iperspazio con la voce suadente della cantante. Inglesi con sonorita’ da Desert Session e Blues strascicato. Bel set Indie. 

Finalmente T.M. arriva sul palco, scatta una intro noise devastante e lunga seguita da schitarrate estreme. Un modo di suonare quasi sperimentale, un set di un’ora che qualcuno definirebbe d’avanguardia, atmosfere eteree ma allo tesso tempo abrasive. Il concerto ci ricorda tutta la sua esperienza musicale, sottolineando il fatto di non aver mai ceduto al mainstream. Basta guardarlo in faccia per capire che ancora lo fa con gioia. Il pubblico (compreso me) apprezza tantissimo.

Ricordiamoci che il ragazzo ha passato i 60 e ancora sul palco non molla un cazzo.

Gran finale con scroscio di applausi.

Ne esco praticamente in Trance, mi fischiano le orecchie.

Un’occhiata rapidissima agli Horse lords, band americana molto particolare con ben 2 batterie, chitarre e sassofono. Rock molto tecnico ma comunque contemporaneo e ricco di stile. Non li conoscevo ma davvero una bella sorpresa.

Saluto tutti e vado a casa.

Mi addormento e sogno i Melvins.

Alla prossima.

Daniele.