color carne
Foto via Bold Stories

Bold Stories, società di consulenza strategica di Prato, ha vinto il premio “Highly Commended Award” agli European Diversity Awards con il progetto “Color Carne”.

“Color Carne” vola fino a Londra e porta a casa il premio “Highly Commended Award” agli European Diversity Awards, il premio che celebra diversità ed inclusione in Europa: la cerimonia si è tenuta l’undici novembre, pochi giorni fa.
“Color Carne”, come vi avevamo già raccontato, è il progetto che vuole far cambiare colore al color carne: quanto è giusto, infatti, che il “color carne” che troviamo nei dizionari (e nelle nostre teste) sia il rosa pallido tipico dell’incarnato delle popolazioni caucasiche o, come più spesso si definiscono, dei “bianchi”?

Bold Stories, fondata da Giuditta Rossi e Cristina Maurelli, ha deciso di cambiare questa definizione e, con questo progetto, è riuscita a farla cambiare proprio sui dizionari: sono cinque, infatti, quelli che hanno raccolto l’invito del progetto, e sono il Dizionario Garzanti di Italiano, il Nuovo Devoto Oli, il Nuovo De Mauro per Internazionale, Treccani, e lo Zingarelli Zanichelli.
La campagna di “Color Carne” è iniziata a febbraio, ed ha invaso i social con messaggi, immagini e cartoline che proponevano non un solo colore, ma tutte le tonalità dell’umanità: in poco tempo tutto è stato condiviso e ricondiviso, rimbalzando su internet, nei percorsi scolastici, nei quotidiani e magazine e nei prodotti artistici della comunità.

Il progetto, adesso, sbarcherà anche in Europa perchè, come viene spiegato in questo video, “Color carne si dice anche in altre lingue europee”.

La serata della premiazione ha visto presenti più di 600 persone, e l’assegnazione di 30 premi: “È stato subito evidente che queste tematiche sono il centro della riflessione di tante aziende e organizzazioni in tutta Europa che si stanno attivando contro discriminazioni e bias in ogni direzione – hanno scritto le fondatrici di Bold Stories sui loro social media – È stato illuminante e anche molto “energizzante” perché abbiamo visto con i nostri occhi cosa è possibile fare. E che è necessario che anche nel nostro Paese ci si metta a lavorare subito su questi argomenti, per non perdere opportunità e occasioni non solo di migliorare la società ma anche di “business”. Ma la vera felicità è stata quella di vedere che non siamo sol*, ma che sono tante le persone che ogni giorno lavorano, studiano e realizzano progetti, perché la società sia sempre più inclusiva. La strada in Italia è lunga, ma la via è chiara, un centimetro alla volta, verso un mondo dove ogni persona possa sentirsi vista e rappresentata”.