Beyond the Yellow Line: non sembri un’esortazione alla trasgressione; ricordate gli annunci nelle stazioni ferroviarie? È un invito a guardare oltre quella linea gialla per cominciare a vedere la città “continua” che scorre parallela alla ferrovia.

Beyond the Yellow Line è il titolo del cortometraggio che ha superato un’attenta selezione per entrare a far parte a pieno titolo della videoinstallazione dal nome evocativo “Paesaggi Abitati: la vita si adatta agli spazi che si adattano alla vita”, allestita all’interno del Padiglione Italia, alla 14° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia nell’ambito della mostra Innesti/Grafting di Cino Zucchi. (7 giugno – 23 novembre 2014).

Si tratta della proiezione simultanea, su di una superficie di grandi dimensioni, di “cartoline animate” di spazi diversi, che racconteranno la complessità e la rarefazione del paesaggio italiano. L’installazione, mette in scena con immediatezza ed efficacia il rapporto di scambio e di osmosi che si crea tra gli spazi delle città e del territorio italiano e la vita delle persone che essi ospitano ogni giorno. Un tema non semplice, quello del bando di concorso, al quale hanno risposto due professionisti pratesi: Alessandro Pucci filmmaker, autore delle riprese e l’architetto Michele Londino che ha ideato e curato la scrittura del cortometraggio.

Il film racconta il territorio abitato della Piana Firenze-Prato-Pistoia, attraverso un viaggio d’immagini di andata e ritorno, nel tratto di ferrovia che interessa le tre Provincie. Come scrive Cino Zucchi nello stesso bando di concorso.

Fotogramma dopo fotogramma, la città antica lascia il posto alla città rarefatta della periferia. Alla periferia seguono luoghi che prima erano campagna. La macchina riprende il lato “B” della città. Uno scenario commovente di vita. Panni stesi, verande in alluminio, plastiche di ogni colore e forma, a tratti trasparenti filtrano la città retrostante. Barriere al rumore in polimeri ingialliti compongono le installazioni per il museo lineare dell’arte dei grafitari. La macchina da presa racconta le architetture che sembrano provvisorie in terre di nessuno. Un’edilizia senza anima, composta di un’ininterrotta sequenza di spigoli, finestre, caldaie, terrazze, logge, fumatori e donne attente a stendere panni in minuscoli balconi; artiste inconsapevoli dell’arte di Crhisto e Jeanne Claude.

Lungo i quaranta chilometri, s’incontrano giganteschi scheletri in cemento prefabbricato, simili a “fossili” che si confondono e compongono le aree industriali delle città. Frammenti “provvisori”, periferie delle periferie, luoghi desolanti, infrastrutture pensate solo all’accatastamento di merci. Pile di oggetti che sono serviti a contenere altri oggetti. Sui bordi della città è assente l’architettura del luogo di lavoro contemporaneo, i laboratori della cultura, dell’ingegno, della sapienza, della manualità: la tradizione. Sono assenti i luoghi in cui si formano le idee che diventano merci utili alle persone. Sono distratte le architetture del sapere scientifico, in cui persone dedicano il loro tempo nella ricerca di nuove tecnologie. Manca il supporto indispensabile su cui appoggiare le strategie del nuovo marketing.

Alessandro Pucci è fotografo e videomaker pratese. Michele Londino è un architetto e designer.