Chi fu ucciso a Figline dai nazisti? Sembrerebbe essere ancora un giallo. A riportare alla luce alcuni dubbi su quanti partigiani furono veramente uccisi il 6 settembre del 1944 stamattina – nel settantesimo anniversario dell’eccidio pratese – è il Corriere Fiorentino. Una storia che a Prato viene ricordata ogni anno, quella della “brigata Buricchi” che scendendo dai monti per incontrare gli alleati in arrivo da Firenze, trovarono ad attendergli una schiera di mitragliatrici della Wermacht. I partigiani furono poi brutalmente impiccati ad una trave nel centro del paese di Figline.

Il numero e l’identità. Sulle pagine del Corriere si legge come, a distanza di 70 anni, ancora oggi non si sappia il numero esatto e l’identità precisa dei “martiri di Figline”. Si legge: “Il filo del mistero corre su monumenti e documenti. Sulla lapide che ricorda i nomi degli impiccati ci sono 29 nomi, di cui 27 italiani e 2 stranieri: Staikovik e Nicolaief. Pochi metri più in là nel monumento ai caduti in piazzetta compare solo la dicitura ‘ignoto, ignoto’. Facendo riferimento alle pubblicazioni e testimonianze attendibili – tra cui quella di Carlo Ferri, a capo della brigata Buricchi – si tratta di alcuni fra i russi che erano stati salvati dai partigiani mentre lavoravano alla linea gotica. Ma erano veramente due?”.

Continua il mistero se si consultano i registri dei deceduti: “Nel cimitero di Chiesanuova – prosegue l’articolo – risalirebbero a quell’epoca due diciture relative a cadaveri indicati come jugoslavi. E nello stesso registro – nello stesso periodo – era inserito un russo, in aggiunta ai due slavi”. Ancora altra confusione si trova confrontando l’elenco degli italiani impiccati, tra pubblicazioni, registri e documenti.

“E’ normale in vicende di questo genere” commenta la direttrice del museo della deportazione e della resistenza di Prato Camilla Brunelli, “l’impiccagione non avvenne per tutti i partigiani assieme, ma un po’ alla volta – aggiunge invece Enrico Iozzelli, collaboratore del museo – dopo alcune ore furono gettati i cadaveri in una fossa comune e riesumati pochi giorni dopo per i funerali”.

Per studiare il caso a Prato in questi giorni si trova Anna Roberti, direttrice di Ruskij Mir (Mondo Russo, l’ex “Italia-Urss”), che sta cercando di dare un’identità a moltissimi russi deceduti in Italia. Roberti sarà presente anche stasera alla commemorazione dei 70 anni dell’eccidio, che si svolgerà come ogni anno con una marcia della pace che si concluderà al monumento che ricorda i martiri di Figline. L’eccidio più spaventoso avvenuto a Prato in tempo di guerra, all’alba della liberazione della città.