Due titoli imperdibili.

Esce “Boyhood”, capolavoro di Linklater (Dazed and confused) realizzato nel corso degli anni, qualche minuto per volta, a seguire la crescita – e non metaforicamente – di un bambino che diventa adulto (e quella dell’attore che lo interpreta). Romanzo di formazione definitivo, straziante e vero come poche cose. Un titolo destinato a diventare una pietra di paragone.

Esce “I Guardiani della Galassia”, destinato a imporsi nell’immaginario pop. Quello che non era del tutto riuscito al team di Avengers riesce al post-tarantiniano James Gunn (Super) e ai suoi soci. Divertimento, azione e ironia come nel miglior cinema anni 80. Qualcosa – la spariamo grossa – come il Grosso Guaio a Chinatown dei nostri anni. Con la differenza che stavolta arriva anche il successo, perché il mondo e pronto.

Non male “Buoni a Nulla” di Di Gregorio. Operina come le prime due, forse ancora più esile, finisce per essere dominata dall’estro e dalle movenze del suo protagonista, un Tati italiano, unica sostanziale invenzione registica. Il resto e’ aggiornamento della commedia all’italiana in una garbata ottica post-morettiana talmente pulita stilisticamente da lambire la fiction. Notevoli le puppe della pur brava Lodovini.

Anche la pur brava Chiara Francini a tette e’ messa benissimo ma “Soap Opera”, ambiziosa opera terza di Genovesi, molto gay e ben confezionata con ottimi costumi, fotografia e scenografie quasi all’americana, e’ purtroppo scritta col culo. Vabbè.

“The Judge” e’ un drammone avvocatizio scritto e realizzato per dimostrare ai detrattori che Robert Downey Jr. è qualcosa di più del gigione ricco dietro Iron Man e quintali di mascara. E’ cioe’ capace di interpretare un avvocato ricco gigione dietro quintali di mascara. Non ce n’era bisogno, dopo che lo avevamo scambiato per un nigger vero in Tropic Thunder ma gli amanti dei film seriosi con attoroni ameranno The Judge – c’è tipo Duvall, lui si capace di recitare senza mascara e senza gigioneggiare.