Il primo concerto della stagione è sempre un momento emozionante. Quest’anno per la Camerata Strumentale si aggiunge un ulteriore motivo di orgoglio nell’inaugurare il cartellone sotto la direzione del Maestro Jonathan Webb, giovedì 6 novembre alle ore 21 al teatro Politeama. Il primo incontro dell’Orchestra con il direttore britannico risale addirittura al settembre del 2002, quando su invito della direzione artistica diresse pagine di Mozart e Haydn riscuotendo l’immediata simpatia del pubblico e la stima dei professori della Camerata.

Da allora, Jonathan Webb è stata una delle presenze più assidue nei cartelloni del complesso pratese, grazie alla particolare sintonia stabilita con i musicisti e all’identità di vedute e di sensibilità musicale con la direzione artistica.Nel ringraziare per il prezioso lavoro svolto il maestro Alessandro Pinzauti, la Camerata accoglie con entusiasmo il suo nuovo direttore musicale che sarà presente sul podio per tre concerti di questa Stagione che sta per iniziare.

Il programma del concerto
Ludwig van Beethoven: Egmont, Ouverture op. 84
dalle musiche di scena per la tragedia di Johann Wolfgang Goethe

Richard Strauss: Burleske in re minore per pianoforte e orchestra

Ludwig van Beethoven: Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 «Eroica»

L’ospite del primo concerto, sarà il pianista Shai Wosner, raffinato interprete di musica da camera, estremamente apprezzato dai colleghi per la sua versatilità e senso di partnership. Wosner ha collaborato con direttori quali Daniel Barenboim, Zubin Mehta, Jeffrey Tate, Leonard Slatkin, Alan Gilbert, Peter Oundjian, James Conlon, James Judd e Yan Pascal Tortelier.
Con Jonathan Webb la Camerata ha voluto costruire la prossima stagione sulla forza etica di cui è straordinario strumento di comunicazione il linguaggio musicale. Per questo il primo e l’ultimo capitolo di questo ideale libro da sfogliare sono consacrati a Beethoven, ma nel concerto inaugurale ci sarà anche un omaggio ai centocinquant’anni dalla nascita di Richard Strauss, con la virtuosistica Burleske per pianoforte e orchestra affidata alle mani sapienti del pianista israeliano Shai Wosner.

Di grande respiro poetico e con una chiara attenzione alla nostra storia contemporanea la scelta del programma musicale per l’inaugurazione della stagione; Alberto Batisti , direttore artistico della Camerata , scrive infatti a proposito dell’Eroica: “Non v’è dubbio alcuno che l’Eroica di Ludwig van Beethoven sia molto di più che un’opera celebrativa come tante altre scritte prima e dopo da un’infinità di musicisti. Essa rappresenta per la storia della musica ciò che la presa della Bastiglia ha significato per la storia politica: è un capolavoro di svolta, in cui la musica dimette la sua funzione d’aristocratico intrattenimento per volgersi ad interpretare messaggi, aspettative, ideali, il presente e il futuro dell’umanità” .

A Beethoven l’umanità è debitrice di aver dato voce potente con la sua musica alle più alte e irrinunciabili aspirazioni del mondo moderno. L’Ouverture delle musiche di scena per la tragedia di Goethe Egmont con la quale si apre la nuova stagione è la glorificazione del sacrificio del singolo per la conquista del più prezioso bene comune, la libertà. Allo stesso modo, l’epica musicale della Sinfonia «Eroica» trasfigura in musica gli ideali formatisi nel Settecento dei Lumi e incarnati poi dalla Rivoluzione francese, quella trinità laica di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza che non cesseremo mai di perseguire, di cercare, di realizzare.

Per queste ragioni, e per la sua immensa dimensione artistica, Beethoven è un irrinunciabile compagno di viaggio, da indicare alle nuove generazioni come guida sicura. Il necessario approdo di questo percorso avviato nel nome di quegli ideali è la Nona Sinfonia, col suo abbraccio a un’umanità composta di fratelli e non più di nemici, formata da uomini e donne tutti figli di un Unico Padre. La vita musicale di un’Orchestra e del suo pubblico ha il dovere di proclamare questo credo di civiltà, per ritrovare nella musica la fiducia in un mondo migliore. «Es muss sein!», «deve essere!» scriveva perentorio Beethoven sulle note del suo lavoro estremo, il Quartetto op. 135.

Quell’imperativo categorico, insieme all’esortazione «abbracciatevi, o moltitudini!» consegnata sulle parole di Schiller al Coro finale della Nona Sinfonia, deve risuonare in noi sempre, senza incertezze. Solo poche settimane fa, con gesto che voleva essere politico e che invece ha assunto il carattere odioso dello sfregio, un manipolo di parlamentari europei ha voltato le spalle durante l’esecuzione dell’Ode alla gioia, il simbolo musicale del mondo democratico e libero. Anche a causa di questo vilipendio, l’esecuzione della Nona Sinfonia è un’opportunità preziosa per tornare a spiegare, ai più giovani e ai meno giovani, cosa rappresenti quella musica per la nostra civiltà.