C’è stato un periodo, nell’inverno 1998, in cui frotte di adolescenti in libera uscita nel fine settimana non consumarono altro che white russian. Durò appena qualche mese, ma per qualche mese quella pozione imbevibile composta da vodka, kalua e panna (o crema di latte) soppiantò tutte le altre bevande a disposizione (sto esagerando), trasformandosi in un vero e proprio culto. Non berlo, non averlo addirittura mai assaggiato, significava essere escluso da un club molto esclusivo ma in crescita, molto spesso maschile e autocelebrativo, che faceva capo al Grande Lebowski dei fratelli Coen e ai suoi personaggi grotteschi e strampalati, di cui venivano riproposti e imitati a nastro continuo gesti e battute.

Un film che rappresentò per molti una comica e irresistibile epifania cinematografica, dopo quella molto più chiassosa, violenta e colorata che fu il Pulp Fiction di Tarantino qualche anno addietro. Ma di fronte ai personaggi che animano la surreale vicenda del Drugo (Jeff Bridges), e di fronte al suo impenetrabile aplomb autoindotto, l’emulazione citazionista fu ancora più evidente e soprattutto trasversale. L’emulazione non riguardò solo le consumazioni, trasformò proprio le abitudini. Così, in quel periodo, i fine settimana terminavano non più fuori dai locali ma scivolando sulle piste da bowling aperte fino a tardi, alla ricerca di quel giusto equilibro tra spinta e torsione del polso che serve per diventare una macchina da strike e avvicinarsi, con scarsi risultati, al mito violetto di Jesus.

Il Grande Lebowski tornerà al cinema il 15, 16 e 17 dicembre negli Space Cinema di tutta Italia. In Toscana, si potrà vedere nelle sale The Space di Firenze, Livorno e Grosseto, all’UCI Cinema di Arezzo, Campi Bisenzio (FI), Firenze, Sinalunga (SI), alla Multisala Odeon (Pisa) e al Fulgor e al Cinema Globo di Pistoia.

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