Nel giorno del secondo anniversario del rogo di via Toscana, un incontro in palazzo comunale fa il punto sul progetto “Lavoro Sicuro”, il piano straordinario di controlli per la sicurezza nei luoghi di lavoro lanciato l’anno scorso a settembre dalla Regione e che interessa non solo Prato ma l’intera area metropolitana.

Con 7.700 aziende censite e giudicate a rischio, quattromila solo nella città laniera, e il 55,7 per cento (4287) già verificate dai settantaquattro ispettori assunti dalla Regione per tre anni.

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Due numeri fanno ben sperare. Il primo è una conferma: più di otto aziende su dieci tra quelle multate, otto aziende straniere su dieci, tutte a conduzione cinese, si mettono in regola. Non chiudono e spariscono nel nulla come accadeva un tempo, per poi rinascere con un altro nome e in un altro capannone, ma invece pagano e, dopo aver pagato, alla seconda visita di controllo dimostrano di aver ottemperato a tutte le prescrizioni.
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Trend delle irregolarità

Il secondo numero riguarda le aziende già a posto al primo controllo, in crescita. Naturalmente il punto di vista è unicamente quello dell’igiene a della sicurezza sui luoghi di lavoro. La media da settembre 2014 al 27 novembre scorso è di 32 aziende su cento, una sue tre, a Prato sono venti su cento, una su cinque. Ma è soprattutto il trend degli ultimi mesi a incoraggiare. A Prato da poco più del 10 per cento iniziale (e il 15 lo scorso agosto) si sono attestate tra ottobre e novembre attorno al 30 per cento, rispettivamente quasi il triplo e il doppio. A Firenze, tra alti e bassi, risultano ora in regola tra le sei e le otto aziende su dieci, a Pistoia una su due.

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Crescono anche le sanzioni riscosse. Nel secondo semestre del 2014 ne sono state pagate per 1 milione e 191 mila euro, contro i 697 mila della prima parte dell’anno, quando il progetto “Lavoro sicuro” ancora non era partito. Nei primi sei mesi del 2015 sono stati incassati addirittura 2 milioni e 192 mila euro. Sono dunque più di 3 milioni e 380 mila euro in un anno, di cui 1 milione e 554 mila a Prato. Soldi che rendono praticamente autosufficiente il progetto “Lavoro sicuro”.

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Dati forniti dalla Regione Toscana