Alcol e guida, un binomio impossibile. Questo il messaggio che ogni mercoledì una squadra di agenti della polizia municipale – insieme da Aci, ai motociclisti Golden Drakes Prato e alle associazioni Figlio del Vento e Walker Day – porta nelle scuole medie pratesi. Tre ore dense di dati, video e racconti coinvolgenti che incombono sugli alunni delle terze medie come macigni, trasformandoli. Sì perché da quella mattinata non si esce certo indenni ed è proprio qui che sta la forza di questa iniziativa, che si rinnova di anno in anno sostenuta dall’Amministrazione comunale e da vari sponsor fra i quali Omniacenter ed Esselunga.

La prima parte dell’incontro è dedicata alla didattica. Che cos’è l’alcol, come agisce, come si smaltisce, che effetti ha sulla salute per chi ne abusa, e quanto inibisca sono tutti concetti che vengono spiegati alla perfezione agli alunni grazie all’uso di apposite slide e di video creati ad hoc. Due agenti, di cui una psicoterapeuta, si alternano usando un linguaggio semplice e che arriva dritto al punto: se si guida ubriachi si mette a repentaglio la vita nostra e di chi ci circonda, quindi responsabilità. Un concetto che sin da subito gli viene sottolineato anche dalla coordinatrice della mattinata, che nei suoi discorsi introduttivi sceglie di puntare molto su questo principio, che lascia volontariamente in sospeso, insistendo sul fatto che sarà poi il trascorrere della mattinata a riempirlo di un significato pregnante e di certo indelebile.

Alla polizia municipale, che insiste ribadendo all’infinito quanto l’alcol non faccia sconti e andando a scardinare i tanti luoghi comuni che circolano sulle bevande alcoliche, fa eco, quindi, un responsabile di Aci, che invece punta tutto sulle buone pratiche che salvano la vita in auto. E tutti quei video di crash test e di incidenti dovuti alle cattive abitudini – dai selfie agli sms quando si è alla guida – arrivano dritti allo stomaco.
Osservare, infatti, le espressioni dei ragazzi messi di fronte a tanto crudo realismo è assai istruttivo: il messaggio è serio e loro lo avvertono. E la maniera volutamente cruda non lascia di certo scampo.

Arriva quindi il momento del test. Sì, perché questa grossa e impegnativa campagna di sensibilizzazione ha come obiettivo anche quello di estrapolare un lavoro corale da tutti quegli alunni che si distingueranno nella compilazione di una prova scritta. I migliori quattro/cinque di ogni scuola, infatti, si ritroveranno poi a fine aprile nel salone consiliare del Comune di Prato dove dovranno produrre un lavoro finale simbolico.

I dieci minuti messi a loro disposizione per fare il compito volano via lasciando quindi il posto alla parte più emozionante della mattinata, quella in cui si ripongono carta, penna e razionalità. È il momento di lasciarsi andare. Arriva quindi sul palco la dolce determinazione di Aspro, un giovane motociclista dei Golden Drakes, la più longeva associazione di centauri d’Europa che ha a Prato una sezione con numerosissimi adepti. Il suo racconto, rafforzato dalle immagini dei bikers che scorrono sul maxischermo, ha un unico grande messaggio: “Anche noi, considerati i duri, i ribelli, i fuorilegge, vi chiediamo di usare la testa perché la strada non perdona. Siamo qui, a fianco della polizia municipale, per dirvi di non perdere il controllo, di fermarsi in tempo, perché basta un attimo”. Un lungo discorso il suo che arriva dritto, che non fa sconti, e che stimola spesso varie domande: “Hai mai bevuto?”. “Ti sei mai drogato?”. “Che moto hai?”.

Poi cala il silenzio, parlano loro: Agata e Carla, le mamme. E quel dolore, quella forza ammutoliscono. La tensione emotiva è palpabile. Stefano e Marco, due giovani uccisi dalla strada, entrano sparati sullo schermo con il sorriso e lo sguardo di chi vuol mangiarsi il mondo. Le loro foto scivolano imperterrite mostrandoli nei momenti più belli della loro breve vita. Agata e Carla restano in piedi, di fianco alle gigantografie dei propri figli, microfono in mano, piegate dal martirio. Poi è la fierezza ad avere la meglio e iniziano a raccontare: chi erano, cosa facevano, amavano e come sono morti. Sì perché il loro è un offrire in dono ogni volta il proprio figlio a ogni singolo ragazzino seduto in sala. In un atto d’amore estremo, in un gesto di coraggio inenarrabile quelle due donne rivivono quell’immane tragedia per il semplice scopo di condividerla con quei ragazzini e far sì che da ora in avanti abbiano un amico in più a ricordar loro di divertirsi usando la testa. Ed ecco che quel concetto di responsabilità, labile a tredici come a venti anni e semivuoto a inizio mattinata, si riempie di colpo e per sempre.

Quei bambini restano travolti, piegati nella loro immensa fragilità e la commozione corale è  l’unico loro sfogo. Poi però le luci si riaccendono, le mamme sorridono e la vita di sempre riprende a scorrere. E quando si alzano per tornare in classe, la certezza che siano adesso un po’ più forti e di certo meno soli è l’unica cosa che conta.

Foto di www.accendilo.it