Doppio appuntamento con il teatro di Valter Malosti per inaugurare la nuova stagione del Teatro Metastasio di Prato.

Il primo appuntamento sarà al museo di Palazzo Pretorio con lo spettacolo in forma di concerto Lo stupro di Lucrezia andrà in scena mercoledì 26 ottobre, alle ore 21.
Tratto dall’omonimo poema shakespeariano, il lavoro affronta il mito del ratto di Lucrezia, celebrato anche in un famosissimo dipinto di Tiziano: aggredita e violentata da Sesto Tarquinio, parente del re Tarquinio il Superbo, la bellissima sposa di Collatino, sconvolta e umiliata, inveisce contro i Tarquini (uno dei monologhi più belli del testo) e decide di uccidersi. Il suo corpo viene esposto nella pubblica piazza come vessillo della crudeltà dei re etruschi, il popolo insorge e i re sono costretti ad abdicare e a scappare in esilio. La Monarchia è morta e, con il sacrificio di una giovane donna, ha inizio la Repubblica che guiderà Roma verso i fasti della sua storia.
La lingua tesa e potentissima di Shakespeare e la sua capacità geniale di mescolare con una specie di equilibrio incantatore l’orrore all’anti-tragica parodia sono sorrette da una partitura sonora inquieta e multiforme a cura di G.u.p. Alcaro.
L’ingresso allo spettacolo è libero fino ad esaurimento posti, di cui 30 riservati per gli abbonati Met/10 di questa stagione. Per prenotare il proprio posto è necessario scrivere una mail a [email protected] oppure telefonare al numero 0574/608536 (dal lunedì al venerdì, 9.30/14). Ogni richiesta sarà confermata fino ad esaurimento posti.

Da giovedì 27 a domenica 30 ottobre al Teatro Metastasio Malosti recupera la prima stesura in dialetto siciliano di uno dei testi più popolari di Luigi Pirandello, Il berretto a sonagli, rileggendolo linguisticamente e riadattando la definizione dei caratteri e dei ruoli originali. Malosti è anche protagonista di questo lavoro insieme con Roberta Caronia, Paola Pace, Vito Di Bella, Paolo Giangrasso, Cristina Arnone, Federica Quartana.
Come è noto Il berretto a sonagli di Pirandello nasce come testo dialettale siciliano (‘A birritta ccu ‘i ciancianeddi) per Angelo Musco, attore comico di grande successo, e non fu mai pubblicato dal grande drammaturgo se non in una versione italiana rivista nel 1918.
Attuando una rivisitazione “d’autore”, Malosti strappa quel testo originario allo stereotipo e tenta di restituire la forza eversiva di quei “corpi in rivolta” posti al centro della scena che è anche labirinto, una feroce macchina/trappola.
Grazie a un originale lavoro di drammaturgia il regista, che sulla scena interpreta Ciampa, restituisce una versione più schietta, dura, non ‘ripulita’ del testo pirandelliano, affidata sia al dialetto della prima stesura sia ad un italiano derivato da questa, che assume in sé elementi dialettali, per permettere di affidare agli attori una partitura più ritmica e musicale.
Così facendo Malosti trasforma il testo originale in una macchina labirintica capace di condurci nei meandri di una farsa nera, dove la pazzia diventa una posizione umoristica e inquietante, letale e insieme liberatoria per chi indossa il sonante berretto del matto.