Si conclude oggi pomeriggio sabato 12 novembre la stagione dell’Ora del Concerto organizzata dalla Scuola comunale di musica di Prato. La rassegna è realizzata in collaborazione con gli Amici dei Musei e dei beni ambientali di Prato. Il concerto avrà luogo nella Sala concerti “Domenico Zipoli” alla scuola di musica Verdi. L’inizio è alle ore 17, l’ingresso è libero.

Sarà protagonista dell’ultimo appuntamento il Quartetto d’archi Auber, un ensemble composto da musicisti giovanissimi.
La formazione guidata da Lorenzo Vicari, primo violino, con Elisabetta Delprato secondo violino, Matteo Tripodi viola e Francesca Cannito violoncello, eseguirà nella prima parte il Quartetto n.12 “Americano” di Antonin Dvořák. Il brano fu composto nel 1893 nello stesso anno in cui era stata ultimata la celebre Sinfonia dal Nuovo Mondo. In quel periodo il compositore slavo viveva negli Stati Uniti a seguito della nomina a direttore del Conservatorio di musica di New York. Anche nel quartetto, come già nella Sinfonia, sono presenti alcune celebri melodie del folclore americano che il compositore boemo intreccia con i temi popolari della ricca tradizione musicale della sua terra d’origine, pieni di passione e slancio ritmico.
Nella seconda parte sarà eseguito il Quartetto n.1 di Borodin. Il compositore di San Pietroburgo, in realtà di professione apprezzato chimico, scrisse relativamente poca musica e i due Quartetti d’archi sono certamente fra le sue opere più importanti e fra le prime composizioni di rilievo della musica da camera russa. Il primo quartetto è probabilmente meno conosciuto del secondo forse in parte perché è più complesso, con la sua densità d’idee e l’ampio uso del contrappunto.

Tuttavia è intensamente lirico e romantico e ricco di colore e melodia. Reca il sottotitolo “su un tema di Beethoven”, il tema originale dal finale di uno degli ultimi quartetti di Beethoven, l’op. 130. Borodin utilizza una leggera variazione del tema come motivo principale del primo movimento.

I due tempi centrali sono particolarmente interessanti e con originali invenzioni sonore. Nel Trio del terzo tempo, per esempio, il compositore utilizzando una combinazione di corde mute e suoni armonici, crea l’effetto di un prezioso e delicato carillon, in contrasto con la corsa frenetica dello Scherzo che lo precede.