simone forti
Simone Forti Zuma News, from NONFICTIONS - Gorbachev Lives / Zuma News / Questions - a joint work by Jeremiah Day, Simone Forti, Fred Dewey, 2014. 2014 video, digital 12:37 Cinematography: Jason Underhill Images courtesy of the artist, The Box, LA and Galleria Raffaella Cortese, Milano.

La nuova mostra del Centro Pecci (19 giugno – 31 agosto) è dedicata a Simone Forti, che nel 1938 emigrò da Prato a Los Angeles insieme alla famiglia e divenne “una figura chiave nello sviluppo della performance dalla fine degli anni Cinquanta a oggi”.

“Simone Forti. Senza Fretta”, questo il titolo, è curata da Elena Magini e Luca Lo Pinto e offre un focus sulle “News Animations, una serie di opere che l’artista sviluppa dalla metà degli anni Ottanta in cui analizza la relazione tra linguaggio, movimento e fisicità, partendo dalle notizie sui quotidiani. Le News Animations – si legge nella presentazione – sono performance in cui Forti incarna gli eventi delle news attraverso movimento e improvvisazione: la percezione delle notizie sui giornali viene mediata ed esplorata in termini di pressione, peso e bilanciamento, proprio come il linguaggio dei quotidiani si appropria di terminologie proprie delle dinamiche fisiche”.

“In mostra i video delle performance – quelle già concepite per essere riprese – sono messi in stretta relazione con un gruppo di disegni appartenenti alla stessa serie, che raccontano la metodologia interdisciplinare dell’artista nello sviluppare i suoi progetti; in questi disegni – continua la presentazione – il gioco sul linguaggio, che nella performance va di pari passo all’uso del corpo e alla voce, si formalizza in una scrittura scarna, fatta di giochi di parole, figure appena abbozzate e avvicendamenti linguistici”.

“Ogni settimana – fa sapere il Centro Pecci – la mostra ospiterà anche alcune performance storiche dell’artista come Scramble, Sleepwalkers/Zoo Mantras, Song of the Vowels, Cloths e, per la prima volta in occasione di questa mostra,
Rollers, movimento primario parte del vocabolario dell’artista presentata qui come opera completa, e una versione di News Animation realizzata da Sarah Swenson, storica collaboratrice dell’artista. Concludono il percorso i Bag Drawings, un nucleo di disegni inediti concepiti durante il lockdown della primavera 2020: una serie in cui l’artista ha lavorato sulle buste della spesa, come espressione diretta di un’emotività legata al quotidiano e al familiare”.

Giorni e orari: dal mercoledì al venerdì dalle ore 12.00 alle ore 20.00; sabato e domenica dalle ore 11.00 alle ore 20.00; giovedì dalle ore 12.00 alle ore 23.00. Ingresso: intero 10 euro.

Performance: 19 – 20 giugno, alle ore 16.00 e 19.00. Dal 24 giugno, ogni giovedì fino al 5 agosto, alle ore 18.00 e 21.00.

Il restauro di Sol LeWitt e il ritorno di Melotti

L’inizio della mostra dedicata a Simone Forti segna anche l’inizio del restauro del Wall Drawing #736. Rectangles of Color (1993) di Sol LeWitt affidato al Settore Pitture Murali dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. “L’incarico – spiegano dal museo – concretizza un accordo in via di definizione fra le due istituzioni, inteso a sviluppare forme integrate di collaborazione sul piano tecnico-scientifico, della formazione, della ricerca nonché della valorizzazione, nell’ambito condiviso della conservazione e del restauro d’arte contemporanea”.

Il 18 giugno 2021 la grande scultura d’acciaio di Fausto Melotti, Le Pleiadi (1970) è tornata visibile all’esterno del Centro Pecci. “L’opera appena restaurata è esposta di fronte al nuovo edificio museale, su Viale della Repubblica, come un’invocazione “a riveder le stelle” che avevano ispirato l’artista, considerato uno dei maggiori scultori italiani del Novecento – si legge nella presentazione – Le sette lame costellate di forme geometriche e segni dinamici, che donano leggerezza plastica e movimento armonico alla scultura, si stagliano ora accanto al piazzale d’ingresso del museo e invitano ad attraversarla visivamente. Astrattamente, esse evocano altrettante figure della mitologia greca, le sette figlie di Atlante e Pleione, così belle da essere perseguitate dal tenace corteggiamento di Orione, finché Zeus impietositosi per il loro errare, le trasformò in un gruppo di stelle”.