Matthias Martelli
Foto di Andrea Macchia

Il Mistero Buffo di Dario Fo inaugura al Politeama (venerdì 10 febbraio) la nuova rassegna “Ridere sul Serio”, quattro spettacoli all’insegna della satira e della comicità.

Sul palco, a sostenere, reinterpretare e a scatenare le risate del pubblico pratese sarà l’attore, autore e giullare Matthias Martelli. Urbinate d’origine ma torinese per formazione professionale, Martelli sta portando in tour il capolavoro di Dario Fo e Franca Rame dal 2017, per la regia dello scomparso Eugenio Allegri, riscuotendo un successo unanime di critica e di pubblico.

Così abbiamo cercato di capire cosa lo leghi al capolavoro di Dario Fo, portato in scena per la prima volta nel 1969 e da allora messo in scena migliaia di volte in altrettante versioni e allestimenti. Mistero Buffo ha segnato la storia del teatro italiano e offre “la possibilità di ritrovare una visione della storia fatta dal popolo – si legge nella presentazione – in questo contesto “il giullare” era il giornale parlato del popolo. Attraverso la sua voce il popolo parlava direttamente, demistificando il sacro e il potere, utilizzando l’arma del riso e del grottesco. La scommessa di Martelli affonda dunque le sue radici in una forma di teatro che, attraverso la lingua corporale ricostruita col suono, con le onomatopee, con scarti improvvisi di ritmo, con la mimica e la gestualità spiccata dell’attore, passa continuamente dalla narrazione all’interpretazione dei personaggi, trasformandoli all’occorrenza dal servo al padrone, dal povero al ricco, dal santo al furfante, restituendo dignità ai poveri e agli oppressi”.

Martelli, quanto bisogno c’è di Mistero Buffo al giorno d’oggi?

«Mistero Buffo è un classico universale, è una satira totale che va ben oltre il periodo in cui è stato scritto. Denuncia a modo suo l’ipocrisia del potere e certe dinamiche di cui, purtroppo, ancora oggi fatichiamo a liberarci. È un’opera che per profondità contrasta anche con una certa visione del mondo di oggi e con la satira che ne è espressione».

Sul suo sito si definisce attore, autore e giullare. Il legame con Dario Fo sembra più forte che mai.

«Dario Fo è la fonte della mia ispirazione. Ogni cosa che ho scritto fa riferimento alla figura del giullare come cantastorie che in piazza racconta le storture del potere. Mi piace molto questa forma di teatro con l’attore da solo sul palco, con poca o nessuna scenografia, che evoca personaggi e atmosfere solo con le parole, i gesti, il corpo».

Cosa si deve aspettare il pubblico pratese dal suo Mistero Buffo, oltre alle risate?

«Dario Fo rinnovava costantemente le introduzioni di Mistero Buffo. Le scriveva quasi il giorno stesso dello spettacolo perché fossero il più possibile legate all’attualità. Quindi da una parte c’è il testo di Mistero Buffo e dall’altra le introduzioni. I complimenti migliori che ho ricevuto riguardano proprio il fatto che dopo poco smetti di pensare e ti lasci andare allo spettacolo».

Programmi per il futuro?

«A marzo andrò in California, alla Chapman University, per una conferenza d’attore su Dario Fo e il Grammelot“. Questo invito è stata davvero una bella sorpresa. E poi, dopo la fine della tournée con uno spettacolo su Fred Buscaglione, sto portando in scena anche uno spettacolo sulla vita di Dante e uno su Raffaello. Diciamo che ho da fare».

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