Credo proprio che a Henry Moore sarebbe piaciuta l’idea stessa di “contaminazione” messa in opera da Clet Abraham sulla “Forma squadrata con taglio” (alla pratese: il Buco di Moore ndr), voglio sperarlo almeno, perché è proprio agli artisti che si attribuisce la capacità di ampliare gli orizzonti di coloro che avranno la possibilità di ammirare le loro espressioni artistiche, di regalare “occhi nuovi”.

Sono invece i critici che spesso non hanno questa capacità, troppo vincolati al proprio fossilizzato ed impaurito punto di vista per riuscire ad abbracciare nuove idee o semplicemente per capire che ci sono molti modi diversi di vedere le cose (il povero Van Gogh ne fu una vittima evidente).

Non entro nel merito della discussione artistica, sulle opere di Clet installate in giro per Prato per i prossimi sei mesi, anche perché adoro la pluralità di vedute ed i pareri contrastanti che per qualsiasi espressione artistica si generano e tutti con piena ragione, ma ci tengo a dire che ogni spunto è prezioso per rinnovare e dare visibilità positiva alla nostra città ed è bello ed importantissimo che le idee vengano da più direzioni possibili in modo da abbracciare un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo.

Passo spesso da Piazza San Marco per andare a lavoro, ma è solo da quando sono comparsi gli enormi occhiali che ogni volta penso a dove fermare l’auto per fare una fotografia al monumento o su come usare la prospettiva per fare un selfie tenendo in mano gli occhialini. Questo è un effetto positivo che ho notato anche curiosando per la rete, le immagini ed i commenti su Prato e le installazioni di Clet si sono moltiplicati giorno dopo giorno e l’effetto più gratificante è arrivato dai miei amici Instagramers sparsi per tutta Europa, abituati a vedere bellezze architettoniche ed artistiche di ogni genere, che mi hanno scritto chiedendo di Clet, delle sue opere e quindi di Prato.

Penso che non si debbano precludere strade alternative e nuove idee alla nostra città e rabbrividisco sentendo discorsi come quelli di Nuti o Eco che giudicano quelli che la pensano diversamente da loro con appellativi come “soliti intellettuali [?]” o addirittura “imbecilli” solamente per poi propinarci la solita “commissione, di esperti” che giudichi quello che deve essere visto, fatto ed addirittura detto ma soprattutto gli individui che debbano avere possibilità di esprimersi…Questo genere di commissioni di saggi in Italia ha sempre e solo fatto il bene di pochi e da falce per nuove idee, nuove persone, nuove forme espressive.

Questo il mio modestissimo parere di cittadino pratese, vi lascio con un proposito concreto, mi impegno a verificare quanti scatti saranno condivisi su Instagram e Twitter delle installazioni di Clet nei prossimi sei mesi e quanti ne verranno scattati nei sei mesi successivi alla dismissione delle installazioni agli stessi luoghi. Le fotografie sono il mio modo di condividere quel che mi piace e quello che ritengo interessante e penso possa essere un dato significativo sapere quante persone abbiano ritenuto da mostrare una delle opere che, a mio avviso renderanno più interessante per i prossimi sei mesi Prato.

Francesco Rosati

(foto anteprima: Tommaso Lombardi)