Andrea Chimenti suonerà all’Ex Chiesa di San Giovanni sabato prossimo, 6 dicembre (ingresso 5 euro). Mica è una cosa da poco, un concerto di Andrea Chimenti. Non capita tutti i giorni. Bisognerebbe andarci preparati, a un evento del genere. Il comunicato stampa della serata recita: nel suo live, oltre vent’anni di atmosfere, sentimenti, parole, raccontati in musica. Detto così, è tutto e niente. Perché la domanda delle domande può essere: sì, ma chi è Andrea Chimenti? Di Andrea Chimenti non ne esiste uno solo. Ne esistono uno, centouno, centomila. Quale degli Andrea Chimenti possibili incontreremo? Il comunicato stampa, abbiamo visto, non ci aiuta. Vagliamo un ventaglio di possibilità.

C’è un Andrea Chimenti folgorato dal fuoco sacro del rock e di certa new wave. Innamorato di David Bowie tanto da citarlo più o meno consciamente nelle sue composizioni e devoto così tanto da farsi produrre un disco del suo gruppo dell’epoca (i Moda, senza l’accento finale) da Mick Ronson, che di Bowie e dei suoi Spiders from Mars era il chitarrista. Il disco si chiamava “Canto Pagano” e rientra nei capolavori assoluti e assolutamente dimenticati del rock italiano. Da riscoprire. Quell’Andrea Chimenti là è uno che è andato a braccetto con Ziggy Stardust e col Rocky Horror Picture Show e che poi ha abbandonato queste compagnie perché forse troppo poco raccomandabili. Sì, son cose di più di vent’anni fa, ma c’è chi le rimpiange ancora: Federico Fiumani, non più di cinque o sei anni fa gli ha dedicato una meravigliosa “Andrea torna al rock”. Impossibile che non ci abbia fatto un pensierino.

C’è un Andrea Chimenti massaggiatore. Giovanni Lindo Ferretti diceva che la voce di Andrea ha qualità terapeutiche, “non sta nell’universo del MESSAGGIO, non gli compete, ha piuttosto a che fare con il MASSAGGIO”. Quell’Andrea Chimenti lì potrebbe cantare l’elenco del telefono, oppure in una lingua sconosciuta o inventata, e non diminuirebbe di un atomo il suo fascino: la sua comunicazione non passa attraverso il significato delle parole, ma attraverso la qualità della voce, che riempie di significati essa stessa qualsiasi cosa proferisca. Come quella di Leonard Cohen, che non occorre sapere l’inglese per apprezzarla. O come quella di David Sylvian, con cui il nostro ha collaborato in un pezzo, unico in Italia: “Ti ho aspettato (I have waited for you)”. Pura magia.

C’è un Andrea Chimenti intellettuale e letterato. Non pago della bellezza e della profondità dei propri mezzi vocali, sposa progetti con radici profonde, componendo musica e cantando di Poesia. Quell’Andrea Chimenti lì è capace di passare dal Porto sepolto di Ungaretti, a certi personaggi di Pessoa, alla confessione di Tolstoi, al Deserto dei Tartari di Buzzati, fino alla poesia del biblico libro del Qohelet, con la stessa disinvoltura ed eleganza. I progetti, gli spettacoli teatrali, i dischi legati a questi progetti scandiscono e segnano profondamente il suo percorso artistico, quello di interprete ma anche quello di autore.

C’è un Andrea Chimenti raro cantautore. Perché quattro dischi in venticinque anni non sono poi tantissimi: “La Maschera del Corvo Nero” nel 1992, “L’Albero Pazzo” nel 1996, “Vietato morire” nel 2004 e “Tempesta di fiori” nel 2010. Non è un tipo che ammorba con un disco l’anno, quell’Andrea Chimenti lì. Aspetta motivazioni ed ispirazioni profonde, prima di scrivere e registrare i propri lavori. E i quattro lavori non sono certo lavori che si assomigliano, nei suoni e nelle parole. Perché tra le qualità, se ancora non si fosse capito, di questo artista, c’è quella di non essere quasi mai uguale al se stesso precedente. Un profondo segno di onestà intellettuale, diffidare da quelli che si adagiano e non cambiano mai. Nell’ultimo, il più maturo e curioso tra i quattro, ha addirittura abbattuto un tabù storico: è riuscito persino a parlare d’amore. E in modo nient’affatto banale. (E’ strano associare la parola “cantautore” ad Andrea Chimenti, sempre così distante, quasi parallelo alla tradizione cantautorale italica, ma per definire l’individuo che scrive e canta le proprie canzoni in Italia non ce ne sono altre.)

C’è un Andrea Chimenti brillante gestore di sexy shop. Sì, lo è per esigenze di copione, nel ruolo del suo primo film da protagonista, “Sexy Shop”, un interessante progetto indipendente prodotto in crowdfunding. Al cinema aveva già cantato (era stato la voce del Carlo Verdone cantante in “Sono pazzo di Iris Blond”), ma mai aveva recitato. Quell’Andrea Chimenti lì, l’attore cinematografico, interpreta un cinquantenne precario che per varie vicissitudini è costretto ad accettare un lavoro in nero in un sexy shop. Una commedia che ricorda certi toni alla “Clerks” e che ci fa scoprire un inedito lato comico che pubblicamente, in più di vent’anni, non era mai venuto fuori. Però, guarda te il Chimenti cosa non ti tira fuori…

E poi c’è un Andrea Chimenti scrittore (il suo romanzo “Yuri”, edito da Zona Editore, è ora in libreria), un Andrea Chimenti disegnatore di cartoni animati (sì, ha fatto anche quello), un Andrea Chimenti attore di teatro (“Chaka”, diretto da Massimo Luconi, con i Beau Geste e gli Africa X)… Insomma, Quale Andrea Chimenti apparirà al Chiesino, non è dato saperlo. Forse una ulteriore e nuova incarnazione, sintesi di tutte le precedenti messe insieme. O forse una nuova, inedita, spiazzante. A dire il vero, dovunque si caschi, si casca bene. Qualunque Andrea Chimenti incontreremo, sono convinto che varrà la pena di incontrarlo. Ci vediamo lì. Sono proprio curioso.