Spaccio e delinquenza, altro che traffico! A riportare la discussione su binari più sensati di quelli che comprendevano la riapertura, anche solo notturna, dei varchi elettronici come rimedio alla crisi del centro storico, ci hanno pensato ieri altri commercianti: quelli rappresentati dal consorzio Via del Serraglio e la gastronomia Ferraboschi di via Tintori. Un bagno di realtà per Confcommercio e Ali, e anche per il Comune, che apre però a considerazioni che non possono più essere rimandate, sullo stato del centro storico e sulla gestione delle sue criticità. Tra cui una ormai palese a chiunque: si continua a discutere sempre delle stesse cose senza che cambi niente.

Il dibattito

I varchi sono un falso problema, almeno in questo momento, e a livello politico l’ipotesi di una sperimentazione della loro apertura notturna, pare voluta dal sindaco Biffoni in persona, aveva già incontrato i dubbi dell’assessore alla mobilità Alessi, quello del consigliere Pd Serena Tropepe – “la proposta non mi sembra convincente” – e non ultima anche quella di Antonio Longo (Prato per Cenni), “Il Comune si piega ai commercianti“. Poi, per fortuna,  altre voci di commercianti si sono alzate per riportare l’attenzione sui giusti temi.

“Inutile fare/disfare varchi elettronici e telecamere: le priorità impellenti e inderogabili sono altre – scriveva ieri il Consorzio Via del Serraglio, che comprende commercianti e residenti della zona – Decoro urbano, sicurezza per chi lavora e per chi frequenta il centro, parcheggi vantaggiosi, iniziative in quelle strade che pur essendo in centro sono diventate le “periferie” del centro storico”.

Rincarava la dose il pastificio Ferraboschi (Confartigianato), uno degli ultimi esercizi rimasti nella zona di via Tintori e Canto alle tre gore, di cui ci eravamo occupati nei giorni scorsi: “Se vogliamo parlare di legalità e rispetto delle regole – diceva la titolare del pastificio su Notizie di Prato – invito sindaco e assessori per qualche ora nel mio negozio che si affaccia sul Canto alle Tre Gore: si renderanno conto che il vero problema del centro storico non è il traffico ma lo spaccio di droga a ogni ora del giorno e della notte e la malavita che imperversa”. E così via, delineando uno scenario ben più complesso e realistico di quello descritto da Confcommercio e Ali qualche giorno prima e riattizzando una discussione che dura ormai da anni.

Lo sfogo del Consorzio e del pastificio Ferraboschi ha quindi suscitato l’immediata risposta del sindaco Biffoni, oltre al sondaggione del Tirreno sui varchi aperti o chiusi la notte e un’interrogazione del M5S che da una parte rimette in gioco il regolamento sul commercio, quello sugli esercizi etnici dentro le mura di cenniana memoria, e dall’altro chiede alla giunta cosa davvero stia facendo per la zona chiama “triangolo etnico”. (Il testo completo).

Non basta

La risposta del sindaco Biffoni forse aiuta a capire una cosa contro cui, in centro storico, ha sbattuto la testa anche la giunta precedente guidata da Roberto Cenni e nello specifico l’allora assessore alla sicurezza Aldo Milone. Non sempre quello che si fa basta per risolvere i problemi.

“[…] C’è stato un confronto continuo su problematiche e possibili soluzioni che il Comune può mettere in campo – rispondeva in una nota il sindaco Biffoni – Così come da sindaco ho organizzato un incontro nel mio ufficio tra residenti e commercianti di via Pier Cironi e dintorni e il questore Filippo Cerulo, al quale anche la signora Ferraboschi ha partecipato. Stiamo organizzando un incontro anche con il prefetto, come mi è stato chiesto. Abbiamo messo la postazione fissa della polizia municipale, bloccato la cabina telefonica come segnalato da alcuni commercianti della zona, fatto controlli mirati sui fondi segnalati da loro stessi.  Il problema è serio e non si risolve con la bacchetta magica, lo abbiamo sempre detto e da sempre ci impegniamo anche al di là delle nostre competenze”.

E’ quest’ultimo il punto da sottolineare. Le competenze di un’amministrazione su tematiche legate alla criminalità non solo sono limitate ma perdono ancor più efficacia se non sono supportate a dovere. E quando succede il problema diventa serio davvero.

Diventa serio quando chiunque, passeggiando in centro storico e assistendo alle scene cui si può assistere tutti i giorni, comincia a chiedersi dove siano le forze dell’ordine. Oppure quando si chiede cosa ci stiano a fare le telecamere nelle zone calde della città. Succede soprattutto quando le persone, cittadini comuni o commercianti che siano, cominciano a chiedersi come sia possibile che la situazione sia sempre la stessa da anni.

Una situazione che sembra trovare una parte delle proprie giustificazioni nelle carenze di organico denunciate periodicamente tra le forze dell’ordine e in tribunale, non ultima quella del giudice che voleva lavorare troppo. Carenze che lo stesso sottosegretario Manzione ha spiegato essere le stesse un po’ ovunque in Italia, intervenendo l’estate scorsa al consiglio comunale straordinario sulla sicurezza.

Altre porte?

Quindi la zuffa su competenze e soluzioni per la situazione in centro storico può continuare tranquillamente. Non c’è via d’uscita: il Comune non può andare oltre, chi deve far rispettare la legge non riesce a farlo. Tutto fermo.

Per ultimo è arrivata poi la risposta di Confartigianato e del suo presidente Andrea Belli alle parole del sindaco. Rimandando al mittente le accuse di strumentalizzazione, Belli difende le parole della sua associata Ferraboschi e si spinge oltre, tracciando una linea dalla quale non sembra possibile tornare indietro. Visto che nessuno a Prato ci ascolta, andiamo a bussare ad altre porte, sembra dire Belli. Magari a Roma.

Diciamo anzi al sindaco che, se per intervenire su determinate problematiche occorre bussare ad altre porte, noi saremo al suo fianco per avere più forza – ha infatti buttato là Belli –  Anche perché, a differenza di quanto si sostiene, Confartigianato, sotto il marchio Rete Imprese, insieme alle altre associazioni cittadine, ha più volte in passato posto il problema della delinquenza in città e in particolare nella zona indicata dalla Ferraboschi; inoltre nel giugno scorso ha anche inviato una comunicazione ufficiale ad amministrazione comunale, Questura, Prefettura e Forze dell’Ordine, per segnalare la criticità della zona in questione e chiedere interventi coordinati ma soprattutto tempestivi. Richiesta che, tra l’altro, non ha mai ottenuto risposta”.