I fotografi partecipanti a La via della Cina Chiara De Maria, Andrea Palummo, Ai Teng e Magda Typiak, vincitori di questa edizione, presentano i loro progetti al Centro Pecci di Prato sabato 23 Novembre alle 16.

La campagna fotografica 2019 La via della Cina presenta una tavola rotonda al Centro Pecci con i fotografi e i progetti realizzati per questa seconda edizione da Chiara De Maria, Andrea Palummo, Ai Teng e Magda Typiak. I relatori della tavola rotonda La via della Cina, fotografia fra documentazione, metafora del reale, appartenenza e identità 2019, saranno Vittorio Iervese, sociologo dell’Università di Modena e Reggio Emilia, il direttore del Festival dei Popoli Luca Molinari e la storica dell’arte Teresa Serra Errante, moderati dal curatore del progetto Filippo Maggia.

I fotografi vincitori del bando dell’edizione 2019 presenteranno e racconteranno il proprio lavoro, confrontandosi con esperti di diverse discipline sul cambiamento delle città, sui loro abitanti, la rappresentazione e la documentazione di eventi come immigrazione e coesistenza e sull’arte come possibile mezzo di vita e incontro. Insieme ai relatori la tavola rotonda affronterà il modo in cui i fotografi hanno interpretato il quartiere Macrolotto Zero di Prato.

Dryphoto ha lanciato La via della Cina nel 2018 con lo scopo di produrre una documentazione fotografica e video che interpreti la storia di una parte di Prato: il Macrolotto Zero. L’area di via Pistoiese è una zona con costruzioni tipiche del modello della città fabbrica pratese dove si condensano una grande varietà di culture, ambienti socioeconomici, interessi, necessità e i primi segni di cambiamento in distretto creativo: la maggioranza dei cittadini di origine cinese vive in questo quartiere e la concentrazione massima è proprio in via Pistoiese, chiamata dalla comunità La via della Cina, dove gli autoctoni residenti sono meno del 20% e la comunità cinese è in percentuale la più grande d’Europa. La campagna fotografica lanciata da Dryphoto vuole raccontare e interpretare questo fenomeno per costruire una narrazione emotivamente evocativa che esplori la relazione fra città e elemento urbano, i temi del cambiamento strutturale e antropologico della città e usi la fotografia come poetica civile per costruire un terreno comune fra geopolitica e arte, entrando nel quartiere tramite lo sguardo di giovani artisti che lascino un segno di incontro e interazione con la comunità.

Le opere realizzate dai fotografi costituiranno un archivio, e sono raccolte in una pubblicazione al momento consultabile solo in rete: per il 2019 hanno lavorato al progetto Andea Palummo e Chiara De Maria con un lavoro a quattro mani, Ai Teng e Magda Typiak, scelti tramite un bando. I fotografi sono stati accompagnati in giro per il Macrolotto Zero dagli studenti di origine cinese dell’istituto Carlo Livi di istruzione superiore Angela Wang, Caterina Ye, Chiara Weng, Davide Mo e Kelly Hu, impegnati nel Percorso per le competenze trasversali e l’orientamento coordinato dalla professoressa Paola Puppo: gli studenti hanno fatto da assistenti, guide, mediatori culturali e traduttori.

Ecco gli artisti che potrete incontrare al Centro Pecci.

Andrea Palummo, pisano classe 1987, e Chiara De Maria, nata a Correggio nel 1992, si sono conosciuti durante il biennio al Master di alta formazione dell’Immagine contemporanea di Fondazione Fotografia di Modena. Da Marzo 2019 collaborano alla nascita di The Tuscan House of Photography, progetto che nasce a Palaia e vuole diventare un logo di scambio e aggregazione fra fotografi emergenti e affermati. Per La via della Cina hanno collaborato unendo video e street photography con un comune approccio documentaristico: il loro lavoro è concepito come un’installazione composta da due parti pensate per coesistere contemporaneamente all’interno dello stesso ambiente, da una parte la proiezione del video di via Pistoiese con un montaggio sincopato e caotico di riprese di strada e interviste a italiani che vi abitano, fra lamentele e visioni legate al passato, dall’altra le testimonianze di cinque ragazzi con i loro ritratti pensati per essere fruiti attraverso altrettanti monitor assieme alle audio interviste mandate in loop. Il lavoro mette a confronto due generazioni: quella di chi ha visto cambiare radicalmente il proprio mondo e quella degli adolescenti che si interrogano sulla propria identità e si preparano a dover scegliere fra cittadinanza italiana o cinese.

Ai Teng è nata a Shandong, Cina, nel 1989. Educata fin da piccola alla pittura tradizionale cinese si è laureata al CAFA, Central Academy of Fine Arts di Pechino, nell’anno 2011/2012. Per La via della Cina ha realizzato Vacanze Pratesi, lavoro nato dalla frequentazione del quartiere: “Per me, ragazza cinese nata alla fine degli anni ottanta, trovarmi lì è stato come fare un salto nel passato, quello della mia infanzia, nella Cina di allora – racconta la fotografa – È stata da subito un’esperienza strana e sorprendente: qui ci sono persone congelate nel tempo di allora mentre il tempo in Cina corre a grande velocità e in un attimo si è passati dalle case a due piani ai grattacieli. Il modo di vivere qui è caratteristico della società degli anni ottanta, quella dei miei genitori e dei miei zii: lavoro e famiglia, lavoro e famiglia. Ho deciso di creare un racconto “romantico” e per me anche nostalgico per esprimere la vita in via Pistoiese all’interno di un mondo che nella Cina da dove vengo non esiste più e ho scelto di farlo in un modo comunque leggero. Ho così interpretato i tanti possibili ruoli di una ragazza che vive lì. Le fotografie raccontano questi diversi momenti: andare al mercato la mattina a fare la spesa, oppure a vendere dolcetti, fare la commessa in una pescheria o in un negozio di telefonia; passeggiare per il quartiere e fare due chiacchiere con le persone che incontro; andare dal parrucchiere o a fare un massaggio; cantare con il Karaoke le canzoni di Teng Lijun, famosa cantante di un tempo; andare al tempio a pregare; chiedere ad uno sconosciuto di portarmi in bicicletta a fare un giro in città. E anche: trovarmi in una scuola d’arte o partecipare all’inaugurazione di uno studio di architettura. Le persone di prima generazione vivono questo ambiente come “usa e getta” perché la loro anima e la loro radice è completamente in Cina. Altri, più spesso di seconda generazione, iniziano ad assumere un loro ruolo, ad avere un’azienda fuori dal Macrolotto, una loro ricchezza, una famiglia qua con dei figli da educare bene. Oggi ci sono ragazzi della mia età, laureati, che iniziano a svolgere professioni importanti, architetti, avvocati, anche politici, hanno amici di tante nazionalità, anche italiani, sono molto aperti. Queste persone considerano l’Italia come la loro casa, il loro ambiente e la loro vita. Questa generazione comincia a costruire il suo nido qui. Ma di solito escono da Via Pistoiese. Un’ultima nota della mia esperienza: tutte le persone che ho incontrato, non importa se vecchio o giovane, se povero o ricco: nessuno brontola, nessuno si lamenta della vita, sia che nascano bene o male. Si va avanti verso una direzione migliore.”

Magda Typiak, nata in Polonia nel 1991, è laureata presso l’Accademia delle Belle Arti di Danzica e la Facoltà di Belle Arti di Torun, oltre ad aver studiato all’Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano. Il suo progetto per La via della Cina è incentrato sulla presenza molto forte dell’essere umano nel Macrolotto Zero. “Riesco a sentire la quantità delle persone attorno a me, sento che sono presenze emotivamente e culturalmente molto forti, ma non riesco a conoscerle – ha spiegato – Sono esseri umani la cui identità sembra così forte e visibile ma con un sé totalmente invisibile. Mi piacerebbe incontrarne alcuni, ma non posso. Li guardo attraverso la macchina fotografica e dedico loro la mia attenzione, il mio sguardo con delicatezza e rispetto. È questo l’unico incontro che riusciamo ad avere, ma per me è comunque molto importante. Queste sono le persone che ho di fronte a me: persone che non riescono a sfuggire dalla situazione in cui si trovano e probabilmente nemmeno dalla loro mentalità. Quindi, chi sono? Non lo so, perché forse non lo sanno nemmeno loro.È una questione davvero fragile che voglio mostrare con il mio lavoro”.

La via della Cina è realizzata grazie al contributo di Regione Toscana nell’ambito di Toscanaincontemporanea2019 Giovanisì Comune di Prato e Assessorato alla Cultura, in collaborazione con Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana / Centro Pecci Prato; Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi, Prato; CPIA 1 Prato; Ordine Architetti PPC della Provincia di Prato; Italia Nostra Prato; Circolo Culturale E. Curiel; Ramunion Italia; Comitato Via delle Segherie; Pratosfera.