C’è la città di Prato ad accogliere i visitatori della mostra dedicata alle “Comunità Resilienti”, che si tiene nel Padiglione Italia alla 17° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia 2021, dal 22 maggio al 21 novembre 2021.

Un riconoscimento importante che valorizza la circolarità economica e il riuso, l’inclusione sociale e la multiculturalità, la sostenibilità ambientale e la forestazione. Tematiche, soprattutto queste ultime, divenute oggi di grande attualità ed urgenza dopo la pandemia da Covid 19, ma sulle quali Prato era impegnata, insieme ad un ristretto numero di città del mondo, già da tempo. E la presenza alla Biennale è anche un riconoscimento di tutto questo.

Non è casuale che il Padiglione Italia, curato per questa edizione della Biennale di Venezia da Alessandro Melis, abbia dato rilievo al caso pratese. Nel Padiglione Italia, la mostra dedicata alle “città resilienti”, affidata alla cura di Paolo Di Nardo, propone uno sguardo trasversale, nel quale i fenomeni urbani più in grado di affrontare il cambiamento sono presentati insieme alla scala urbana e a quella del manufatto. Qui, tra i pensieri di due grandi architetti toscani, Giovanni Michelucci e Vittorio Giorgini, diversissimi eppure accomunati da una sensibilità verso la natura, una serie di piccole balle di cenci è collocata davanti a uno schermo. Le balle di cenci, legate e assemblate in elementi parallelepipedi, sono un simbolo dell’industria tessile pratese e, in particolare della sua vocazione al riuso e all’economia circolare ante litteram che passa attraverso l’invenzione del cardato. Insieme a quella della cambiale, un’invenzione tutta pratese.

La Città di Prato si materializza qui, grazie ad un’installazione video interattiva, parte dell’allestimento progettato dalla compagnia di teatro TPO, che fa emergere da queste piccole balle storie di una città ricca di acqua, che la attraversa con il fiume Bisenzio e che la innerva sotterraneamente tramite un singolare sistema di gore; storie di una città in dialogo con la natura e con il paesaggio agricolo; storie di progetti appena realizzati e in corso di realizzazione che parlano del futuro della città. L’installazione dedicata alla Città di Prato ha un titolo quasi in forma di programma, tutto scritto in maiuscolo e in forma consecutiva: Città Natura, Città Fabbrica, Città Paesi. Il programma è chiaro e riferisce dei paradigmi urbani, ambientali, sociali e circolari sui quali si fonda lo sviluppo della città contemporanea.

Numerosi sono i progetti e le iniziative che sostanziano il caso presentato in Biennale. Tra questi il progetto per il Parco Centrale, esito di un concorso internazionale la cui giuria, presieduta da Bernard Tschumi, ha assegnato il primo premio al progetto, ora in costruzione, di Michel Desvigne e OBR Paolo Brescia e Tommaso Principi. Oppure il progetto Prato Urban Jungle, co-finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) attraverso il programma Urban Innovative Actions – e che vede come partner PNAT col neurobiologo Stefano Mancuso e poi Stefano Boeri Architetti – , il cui obiettivo è ri-naturalizzare alcuni quartieri di Prato in modo sostenibile e socialmente inclusivo attraverso lo sviluppo di vere e proprie giungle urbane. O ancora il progetto di innovazione urbana PIU Prato, finalizzato alla realizzazione di un Creative District funzionale al rilancio del Macrolotto Zero, del quale sono appena stati inaugurati il Mercato Coperto ed il Playground.