masha zannoni

Mascia Zannoni è la seconda ospite di “Dialoghi sui generi”, la rubrica con cui cerchiamo di conoscere meglio gli attivisti Lgbt di Prato che hanno trovato casa lo scorso mese di ottobre nel primo centro Lgbt della città, in via Santa Trinita.

Nome e cognome?
«Mascia Zannoni».

Ti identifichi come?
«Donna cisgender lesbica».

Quanti anni hai?
«49 anni».

Che lavoro fai?
«La cuoca».

Hai sempre vissuto a Prato? E vivere in città da persona lesbica com’è?
«Non ho avuto difficoltà, ma questa mia realtà è venuta fuori da una quindicina d’anni, non prima. L’ho sempre saputo, ma ho fatto una scelta di vita diversa: mi sono sposata a 23 anni, ho avuto una figlia. Diciamo che per la società e la mia famiglia ero eterosessuale, però quando uno è quadrato non può diventare tondo, e le cose tornano fuori quando devono tornare fuori. Verso i 30 anni ho avuto una figlia e una storia con una donna, e a quel punto non potevo vivere da etero: ho fatto coming out con tutti. Con mio marito prima di tutto, poi con mia figlia verso i 10 anni, e poi con mia sorella. A mia mamma non ho detto niente: ha 80 anni, quindi ho pensato “perchè farla rimanere male ora”?. Le cose le sa, sa che Francesca vive con me da 10 anni, non importava dirle cose pesanti. Ho lasciato correre e le cose sono venute fuori da sole, le ho vissute normalmente».

Ci sono posti, un posto dove andare per uscire la sera, a Prato?
«No. Fino a che avevo una ventina d’anni non c’era proprio niente, nè internet nè altro, non avevi la possibilità di fare esperienze o parlare con persone. Dopo, con internet, le cose sono cambiate. L’unica cosa che mi viene in mente è il BK, che però era a Calenzano».

Quindi il Centro di Santa Trinita è l’unico posto che c’è, a Prato.
«Sì, in pratica sì. Non ci sono mai stati posti così. Il luogo più vicino è il BK, e il Comitato Gay e Lesbiche Prato aveva la sede anche presso il BK.Era il posto più vicino».

In quanto donna lesbica a Prato hai mai avuto la sensazione di essere in pericolo?
«No, io no, ma c’è anche da dire che io sono una che non vede mai pericoli da nessuna parte e finisce che mi ci butto dentro. Mi sono trovata con gente che ti urla dietro, o telefonate di gente che ti dice “Ma ti fo cambiare idea io”. Io ho pensato: mavaffanculo. Quello che mi seguiva l’ho mandato a fanculo io. È il mio carattere».

L’omofobia usata per la politica, per raccattare voti, c’è a Prato?
««Allora: chi è di destra non potrà mai essere di sinistra anche se poi ci diventa. Non scenderei mai a a compromessi per entrare in un partito di destra, nemmeno per fare le leggi giuste. Uno di sinistra non potrà mai essere di destra, e uno di destra non potrà mai avere idee di sinistra. Sarà sempre un po’ omofobo, anche se avrà figli gay o lo sarà lui stesso: non lo accetterà mai. La sinistra oggi…io sono del 1972, per me la sinistra non esiste più. Non so che aspettarmi da quelli di sinistra, non lo so proprio».

Quando trovi quelli che ti dicono “Non ho niente contro i gay, ma il gay pride mi fa un po’ schifo”, come reagisci?
«Non conoscono la storia, se la gente conoscesse la storia capirebbe che non è una baracconata e basta, non è solo divertimento, perché a livello politico ha fatto tanto. Non si sarebbe al punto in cui siamo oggi se non ci fossero stati questi cortei in tutto il mondo».

A Prato cosa servirebbe per rendere più facile la vita alla comunità?
«La conoscenza delle persone. Fare in modo che le persone di tutte le idee possano raggiungere un posto come il Centro per serate ed eventi, per farsi conoscere, perché tanti magari hanno solo paura. La visibilità è importante».